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Documento Abu Dhabi: Elzir (imam), “arriva dal dialogo quotidiano a livello internazionale” e “invita a costruire un ponte di dialogo”

“Prima del dialogo interreligioso ognuno di noi ha pregiudizi l’uno verso l’altro, ha i propri muri e ghetti mentali. Per uscire da questi pregiudizi serve uno sforzo, chiamato in arabo ‘jihad’, che non significa ‘guerra santa’. Le guerre sono sporche. I problemi si rivelano quando non si conosce la propria sfera religiosa”. Lo ha detto Izzeddin Elzir, imam di Firenze, intervenendo alla conferenza dal titolo “Fratelli e cittadini nel Mediterraneo. La profezia di Papa Francesco e dell’imam di Al-Azhar”, che conclude il seminario “Essere mediterranei” che si è svolto nella sede romana de La Civiltà Cattolica. Un documento, quello di Abu Dhabi, che “arriva dopo 40 anni di dialogo islamo-cristiano, che arriva dal dialogo quotidiano che c’è non solo in Italia, non solo in Europa, ma anche a livello internazionale”. “I valori presenti in questo documento possono essere condivisi da tutti gli uomini e le donne di buona volontà che vogliono la convivenza e la pace nel mondo – ha sottolineato l’imam di Firenze -. Infatti, a prescindere del mondo islamico che ha firmato questo documento, il concetto importante è quello che c’è dentro questo documento, che credo la maggior parte dei musulmani condividano”. Importante, secondo l’imam, è “l’identità” e l’esigenza di “conoscere noi stessi”. “Il documento di Abu Dhabi – ha evidenziato Elzir – invita a scoprire la nostra realtà e la nostra fede per dare a noi la possibilità di costruire un ponte di dialogo, perché se si è ignoranti nella propria fede religiosa è molto difficile che ci si apra a un’altra fede religiosa per costruire insieme”.

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