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Sorelle Clarisse: “Siamo pronti veramente ad accogliere questo Cristo”

Gesù cade

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto.

Gesù entra in Gerusalemme: la liturgia di questa domenica ci fa vivere questo avvenimento. Con rami di palme in mano, insieme con il popolo della città santa, salutiamo e cantiamo all’umile Re: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». Noi confessiamo, con questo grido, che tutto, nella nostra vita e nel mondo, appartiene al Cristo,
proclamiamo che nessun ambito della nostra esistenza sfugge alla sua presenza, alla sua salvezza e alla sua azione redentrice, crediamo e testimoniamo che il suo regno è lo scopo ultimo e il contenuto della nostra vita.
E mentre cantiamo, ci mettiamo in cammino con Lui alzando al cielo i rami d’ulivo stretti nelle nostre mani. Ma, lo sappiamo bene… Gesù si incammina verso il Golgota, verso la croce, e la lettura della passione nella celebrazione eucaristica di oggi, ce lo ricorda.
Ma siamo pronti veramente ad accogliere questo Cristo, il suo regno, la sua Parola nella nostra vita?
Perché le palme nelle mani e il cammino processionale all’inizio dell’Eucarestia stanno a significare proprio la nostra prontezza, la nostra volontà, il nostro desiderio di seguire Gesù nel cammino del sacrificio, ovvero nel fare del Regno la misura di tutta la nostra vita.
«Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro». Questo scrive il profeta Isaia e questo è l’atteggiamento che siamo chiamati a fare nostro nella sequela del Signore, oggi e ogni giorno. Non si tratta solo di una nostra conquista, di un nostro sforzo intellettuale e fisico, o dell’apprendimento e della messa in pratica di norme o leggi…ci viene proposto un abbandono, un affidamento, una fedeltà che “permettono” al Signore di agire nella nostra vita, di prendere dimora nel nostro quotidiano così da svegliare orecchio, mente e cuore al suo amore.
E’ lo stesso affidamento di Gesù che, come dice San Paolo nella lettera ai Filippesi, «…pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio…umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce».
All’inizio di questa Settimana Santa, siamo tutti chiamati ad interrogarci sui sentieri che abbiamo percorso e che percorriamo e ad imparare da Gesù per giungere a camminare nella vita e tra gli uomini come lui stesso ha camminato.

Redazione: