È “un rapporto di cuore a cuore, di figlio a padre che si apre e se Lui è capace ad addolorarsi in cuor suo, anche noi saremo capaci di addolorarci davanti a Lui”. “Non è sentimentalismo – ha affermato Francesco – questa è la verità”. Il Papa ha sottolineato che i tempi di oggi non sono dissimili a quelli del diluvio; ci sono i problemi, le calamità del mondo, i poveri, i bambini, gli affamati, i perseguitati, i torturati, “la gente che muore nella guerra perché buttano le bombe come se fossero caramelle”. “Io non credo che i nostri tempi siano migliori dei tempi del diluvio, non credo: le calamità sono più o meno le stesse, le vittime sono più o meno le stesse. Pensiamo per esempio ai più deboli, i bambini. La quantità di bambini affamati, di bambini senza educazione: non possono crescere in pace. Senza genitori perché sono stati massacrati dalle guerre… Bambini soldato… Soltanto pensiamo a quei bambini”.
La grazia da chiedere è di avere “un cuore come il cuore di Dio, che assomigli al cuore di Dio, un cuore di fratello con i fratelli, del padre con i figli, di figlio con i padri. Un cuore umano, come quello di Gesù, è un cuore divino”.
“C’è la grande calamità del diluvio, c’è la grande calamità delle guerre di oggi dove il conto della festa lo pagano i deboli, i poveri, i bambini, coloro che non hanno risorse per andare avanti. Pensiamo che il Signore è addolorato in cuor suo e avviciniamoci al Signore e parliamogli, parliamo: ‘Signore, guarda queste cose, io ti capisco’. Consoliamo il Signore: ‘Io ti capisco e io ti accompagno’, ti accompagno nella preghiera, nell’intercessione per tutte queste calamità che sono frutto del diavolo che vuole distruggere l’opera di Dio”, ha concluso.