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Papa Francesco “Il Decalogo è la radiografia di Cristo”

Il tema-chiave dei Dieci Comandamenti è “quello dei desideri”. Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi dell’udienza di ieri, l’ultima dedicata alle Dieci Parole, pronunciata in Aula Paolo VI davanti a 7mila persone. “Siamo partiti dalla gratitudine come base della relazione di fiducia e di obbedienza”, ha riassunto Francesco tracciando una sintesi del ciclo di catechesi che si è appena concluso: “Dio, abbiamo visto, non chiede niente prima di aver dato molto di più. Ci invita all’obbedienza per riscattarci dall’inganno delle idolatrie che tanto potere hanno su di noi”.
“Cercare la propria realizzazione negli idoli di questo mondo ci svuota e ci schiavizza, mentre ciò che ci dà statura e consistenza è il rapporto con Lui che, in Cristo, ci rende figli a partire dalla sua paternità”, il monito del Papa. “Questa vita liberata – commenta Francesco – diventa accoglienza della nostra storia personale e ci riconcilia con ciò che, dall’infanzia al presente, abbiamo vissuto, facendoci adulti e capaci di dare il giusto peso alle realtà e alle persone della nostra vita. Per questa strada entriamo nella relazione con il prossimo che, a partire dall’amore che Dio mostra in Gesù Cristo, è una chiamata alla bellezza della fedeltà, della generosità e della autenticità”.

“Desideri che generano positività: questa è la pienezza della legge che Gesù è venuto a portarci”, la sintesi a braccio: “In Cristo, e solo in lui, il Decalogo smette di essere condanna e diventa l’autentica verità della vita umana, cioè desiderio di amore”, spiega Francesco: “Qui nasce il desiderio del bene, di fare il bene, desiderio di gioia, di pace, di magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. “Da quei ‘no’ si passa a questo ‘sì’”. E così, la negatività del “non” con cui si esprimono i Comandamenti – non rubare, non insultare , non uccidere… – “si trasforma in un atteggiamento positivo: amare, fare posto agli altri nel nostro cuore”. Perché la vita cristiana “non è il titanico sforzo per essere coerenti con una norma”, è l’incontro di “due gioie: la gioia di Dio di amarci e la gioia nostra di essere amati, in una felice sinergia”.

Durante i saluti, un fuori programma: il Papa si è trovato improvvisamente di fronte un bambino che, sfuggito al controllo degli adulti, ha fatto di corsa tutte le scale di marmo bianco, pur di arrivare di fronte a lui e abbracciarlo. Francesco ha restituito l’abbraccio e il saluto, sorridendo piacevolmente stupito – “è argentino, è indisciplinato”, ha scherzato rivolgendosi a mons. Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia, seduto al suo fianco – e salutando subito i fedeli di lingua spagnola ha usato la sua lingua madre per commentare, a braccio, l’accaduto. “Questo bambino non sa parlare, è muto, ma sa comunicare”, ha osservato: “È libero, indisciplinatamente libero, ma è libero!”, ha esclamato esortando ciascuno dei presenti a chiedersi: “Io sono così libero davanti a Gesù? Quando Gesù dice che dobbiamo tornare come bambini, vuol dire che dobbiamo avere quella libertà che ha un bambino davanti a suo padre”.

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