Antonio Pitta

Dai suoi albori nel 1968, il Colloquio Ecumenico Paolino celebra nel 2018 cinquant’anni di storia. Frutto della primavera dello Spirito Santo, che è stato il Concilio Vaticano II, a causa della sua scadenza biennale il Colloquium Oecumenicum Paulinum giunge al venticinquesimo compimento. La stupenda basilica di San Paolo fuori le Mura, affidata ai monaci benedettini, è il contesto ideale per realizzare un evento unico e prezioso. Studiosi su San Paolo, provenienti dalle diverse confessioni cristiane, sono convocati nella seconda settimana di settembre per approfondire ogni volta una sua lettera o parte di essa. Il Colloquium si apre e si chiude con la preghiera presso l’imponente altare maggiore della basilica dove da duemila anni i credenti venerano le spoglie mortali dell’Apostolo delle genti.

Prezioso è il Colloquium poiché sono poste a confronto nella stessa assemblea le diverse prospettive d’interpretazione sulle lettere di San Paolo. Senza cadere in forme di sincretismo e di relativismo religioso, ogni volta l’apporto delle diverse confessioni dischiude nuove prospettive ecumeniche. Il che dimostra l’incommensurabile ricchezza contenutistica delle lettere paoline e l’importanza del dialogo interconfessionale.

Significativo è che in seguito alla prima scansione di tutte le lettere di Paolo, nel 2012, i responsabili dell’iniziativa non abbiano deciso di chiudere i battenti, ma di ricominciare dalla prima epistola di Paolo riportata nel canone del Nuovo Testamento, che è la Lettera ai Romani. Come a riconoscere l’inesauribile e sempre nuova profondità contenutistica delle lettere paoline.
Non a caso il cinquantesimo del Colloquium cade con gli approfondimenti sulla parte centrale della Lettera ai Romani. Affidato alla responsabilità di John Barclay, Durham (UK), l’attuale Colloquium parte dal confronto tra Adamo e Cristo per la loro unicità nel peccato e nella grazia e si chiude con l’amore di Cristo da cui nessuno può separare i credenti. Nel frammezzo s’impongono pagine di rara bellezza, come quella incentrata sul battesimo inteso come partecipazione mistica alla morte e risurrezione di Cristo, e la condizione tragica dell’ego umano che senza Cristo, non compie il bene che conosce e vuole, ma il male che non vuole. Al vertice della sezione si trova il canto dello Spirito che libera i credenti dalla condanna e li apre alla liberazione definitiva del loro corpo mortale. Per favorire la diffusione dei Colloquia, gli atti delle diverse relazioni sono puntualmente pubblicati dall’editrice internazionale Peeters di Lovanio (Belgio).

In una fase ecclesiale critica e segnata da divisioni e pericolose fratture, s’impone il messaggio dell’unità della grazia e dell’amore di Cristo.

Il “pane quotidiano dell’anima”, come amava definire Martin Lutero la Lettera ai Romani, ha ancora molto da dare agli uomini del nostro tempo. Li costringe ad abbandonare l’accessorio e l’irrisorio per puntare decisamente verso l’essenziale del dono della grazia. In cinquant’anni di storia i Colloquia contribuiscono in modo silenzioso e sostanziale al dialogo ecumenico fra le diverse confessioni cristiane. Al Cardinale presidente James M. Harvey si esprime la viva riconoscenza per il sostegno erogato a vantaggio dell’iniziativa.
Grati alla comunità monastica guidata dai diversi abati che si sono succeduti nella sua guida – da Giovanni Battista Franzoni a dom Roberto Dotta – i Colloquia formano a un dialogo sereno, rispettoso fra chi non pretende mai di porsi al di sopra, ma rimane sempre sotto l’evangelo, verso un’obbedienza che nasce dall’ascolto della fede.

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