Alla condizione del cristianesimo in Cina è stata riservata un’attenzione particolare durante le Giornate nazionali di formazione e spiritualità missionaria dal titolo “Giovani per il Vangelo. Rinnovarsi tutti nella Parola di Gesù”. L’Ufficio Cei per la Cooperazione missionaria tra le Chiese, organizzatore dell’evento, ha riunito alla Domus Pacis di Assisi i 230 partecipanti arrivati dalle diverse diocesi italiane e a loro ha riservato un approfondimento speciale sugli elementi paradigmatici della diffusione del cristianesimo in Cina. A relazionare in aula è stato padre Gianni Criveller, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere per 26 anni nel Paese asiatico ed oggi ancora docente universitario in Cina.
In un excursus appassionato sulla nascita e lo sviluppo del cristianesimo nel Paese del Dragone, padre Criveller si è soffermato sull’analisi della realtà attuale, indispensabile per comprendere il futuro dei fedeli di Gesù in quella realtà così lontana e diversa dalla nostra.
Oggi sono circa 70 milioni i cristiani cinesi (più del 5% della popolazione), di cui 12 milioni cattolici. Il loro numero è cresciuto soprattutto negli ultimi anni, quando si è sviluppato il fenomeno della “febbre cristiana”, definito così perché come oggi non si è mai diffuso il cristianesimo in Cina, né è mai stato così popolare e ben visto dalla popolazione.
“Perché questi numeri? Per dirvi che la Chiesa in Cina c’è e non sta nelle catacombe, né nella carceri: la Chiesa in Cina è una, anche se ci sono delle divisioni e, ultimamente, delle restrizioni che il governo applica, tipo quella che i minori di 18 anni non possono entrare nelle chiese”, ha precisato padre Criveller.
Ma la “febbre cristiana” in Cina non è l’unico fenomeno dell’attualità: c’è anche quello dei “cristiani culturali”, ovvero lo studio sempre più diffuso del cristianesimo da parte di studenti all’interno di università e centri culturali, che si avvicinano al messaggio di Gesù non con il catechismo, ma con l’interesse e lo studio. Per la prima volta il cristianesimo non è più visto come un qualcosa di straniero, ma come una cultura da approfondire.
Le città cinesi in cui il cristianesimo si sta diffondendo maggiormente sono due: Wenzhau, dove il 30% della popolazione è cristiana, tanto da essere chiamata la “Gerusalemme della Cina”, e Hong Kong, dove un dato può parlare per tutti: “Qui – ha detto il missionario del Pime – ogni anno 4mila adulti entrano nella nostra chiesa cattolica e ricevono il battesimo: lo fanno grazie al passaparola di amici, cioè per amicizia. Segno che il cristianesimo non teme la città, né la post-modernità, né il futuro”.
Sulla centralità dell’amicizia, padre Criveller ha sottolineato come la missione nasca proprio dalla grande amicizia tra Gesù e Maria Maddalena: una donna che si è messa alla sequela di Gesù sin dall’inizio, l’unica nominata da tutti e quattro i Vangeli, la prima a cui il Maestro ha dato una missione da compiere, quella di annunciare la risurrezione. “Nella Chiesa orientale – ha precisato il missionario del Pime – Maria Maddalena è sempre stata chiamata ‘l’apostola degli apostoli’, cioè la più importante tra tutti gli apostoli. La missione che oggi in Cina ha più successo è quella fondata sull’amicizia: la ‘febbre cristiana’ nasce da un passaparola tra amici e colleghi. Insomma, l’amicizia è una via della missione”. Oggi e sicuramente domani in Cina, come allora in Palestina.