Per la prima volta l’Italia promuove l’introduzione strutturale dell’educazione all’imprenditorialità a scuola. E’ stata infatti inviata a tutti gli istituti secondari, da parte della Dg per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione del Miur, la circolare che introduce l’educazione all’imprenditorialità nella scuola italiana. Grazie ad un “Sillabo” dedicato, intitolato “Promozione di un percorso di educazione all’imprenditorialità nelle scuole di II grado statali e paritarie in Italia e all’estero”, gli istituti saranno accompagnati nella costruzione di percorsi strutturati per dare agli studenti la capacità di trasformare le idee in azioni attraverso la creatività, l’innovazione, la valutazione e l’assunzione del rischio, la capacità di pianificare e gestire progetti imprenditoriali.
Costruito con il coinvolgimento di circa 40 stakeholder (tra cui rappresentanze nazionali, fondazioni, attori del mondo dell’innovazione, imprese, mondo cooperativo e altri attori della società civile) che lo hanno adottato e si impegnano a realizzare attività coerenti ad esso nelle scuole, il Sillabo è suddiviso in 5 macro aree: forme e opportunità del fare impresa; la generazione dell’idea, il contesto e i bisogni sociali; dall’idea all’impresa: risorse e competenze; l’impresa in azione: confrontarsi con il mercato; cittadinanza economica.
Dal dicastero di Viale Trastevere informano che l’Italia è tra i primi Paesi in Europa ad adottare strutturalmente il modello concettuale “EntreComp” (Entrepreneurship Competence Framework), quadro di riferimento per la competenza imprenditorialità, prodotto dalla Commissione europea. Tramite il Sillabo, gli esempi di attività collegati ad ogni area e il modello “EntreComp”, le scuole potranno inserire nella propria offerta formativa percorsi dedicati. L’intervento è legato ai finanziamenti previsti per l’educazione all’imprenditorialità dal bando Pon 2775 per un investimento complessivo di 50 milioni di euro. Tra le realtà che hanno aderito al Sillabo c’è anche Confindustria. Al vicepresidente per il capitale umano Giovanni Brugnoli abbiamo chiesto perché e quale sia il valore dell’iniziativa.
“Siamo un grande paese industriale – ci spiega -, uno dei primi al mondo, e abbiamo bisogno di nuovi imprenditori che diano un futuro al grande patrimonio di cultura d’impresa che definiamo ‘Made in Italy’,e che rappresenta una garanzia di bellezza, efficienza tecnica, creatività e competenza”, ma questa vocazione all’imprenditorialità “va tutelata e trasmessa a partire dalle nostre scuole”. Per Brugnoli, infatti,
“i nostri giovani non devono chiedersi soltanto se ci sarà un posto di lavoro per loro, ma anche quanti posti di lavoro potranno creare con le loro idee, con la loro voglia di fare e di mettersi in gioco.
Sette studenti di scuola superiore su dieci non sanno che siamo il secondo paese manifatturiero d’Europa e credo sia importante che i giovani prendano coscienza di ciò”.
La promozione della vocazione al fare impresa è per Confindustria un tema fondamentale che da anni vede impegnate non solo le associazioni territoriali e di categoria ma, prosegue il vicepresidente, “anche le università Liuc di Castellanza (Varese), che ha un eccellente Centro sull’imprenditorialità e la competitività, e la Luiss, che con il Luiss Enlabs, sia a Roma e Milano, aiuta i giovani a far crescere le loro startup”. Il Sillabo “è una grande occasione per condividere best practice e mettere in rete le tante esperienze di formazione all’imprenditorialità che il nostro sistema industriale già propone, affinché diventino patrimonio di tutti”.
Qual è il suo auspicio? “Che ci sia un’attenzione specifica all’impresa manifatturiera e ai nuovi trend che nascono con Industry 4.0 affinché i nostri ragazzi imparino fin da subito a non subire il cambiamento ma a gestirlo e guidarlo.
Fare impresa significa proprio questo: prendere in mano le redini del proprio destino e aiutare il proprio territorio a svilupparsi e a competere.
È fondamentale che sia la scuola a insegnare tutto questo, ovviamente in stretta partnership con le imprese e tutti gli attori economici. In questo modo l’Italia può continuare ad essere la grande fucina di ‘bello e ben fatto’ che tutto il mondo ammira”.