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Card. Bassetti: “ricostruire, ricucire e pacificare”

M.Michela Nicolais

Tre imperativi – “ricostruire la speranza, ricucire il Paese, pacificare la società” – per ritrovare la misura alta della politica, che parte dal lucido coraggio di chi sa chiamare la realtà con il suo nome e trova nel bene comune la sua misura. Perché la politica è vocazione, non “un trampolino di lancio verso il potere”. È il cuore della prolusione del card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, al Consiglio permanente, in corso a Roma fino al 24 gennaio. “Unire la comunità ecclesiale, unire il Paese: da Lampedusa ad Aosta, da Trieste a Santa Maria di Leuca”, l’invito, che per i politici cattolici implica la capacità di vivere la politica come gratuità e servizio, di guardare al passato per costruire il futuro, di prendersi cura senza soluzione di continuità dei poveri e della vita. Il presidente dei vescovi italiani – che cita ripetutamente Paolo VI – non si sottrae a nessuno dei temi di stringente attualità – migrazioni, antisemitismo e xenofobia, lavoro, famiglia, scuola, pace nel Mediterraneo – e in vista delle elezioni ormai imminenti chiede ai cittadini di andare a votare e a tutti i candidati sobrietà. Perché “è immorale lanciare promesse che già si sa di non riuscire a mantenere”, e “altrettanto immorale è speculare sulle paure della gente”.

“Ricostruire, ricucire e pacificare”, i tre verbi da riformulare, presi della sapienza antica del libro del Qoélet.

L’urgenza morale è “ricostruire ciò che è distrutto”, il patrimonio di un Paese bello e fragile, come sanno le persone che hanno perso tutto con il terremoto. L’urgenza “spirituale” è “ricucire ciò che è sfilacciato”: la comunità ecclesiale e il Paese. L’urgenza sociale è “pacificare ciò che è nella discordia”, in un Paese in cui domina il rancore sociale.

“Bisogna reagire a una ‘cultura della paura’ che, seppur in taluni casi comprensibile, non può mai tramutarsi in xenofobia o addirittura evocare discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti definitivamente”.

È la parte della prolusione dedicata alle migrazioni. “Non è chiudendo che si migliora la situazione del Paese”, ammonisce il cardinale, rilanciando quanto affermato dal Papa nella Giornata del migrante: “Avere dubbi e timori non è un peccato”, il peccato “è lasciare che queste paure determinino le nostre risposte”, in un clima politico che alimenta equivoci, incomprensioni e contese.

“I poveri, tutti i poveri, anche quelli forestieri di cui non sappiamo nulla, appartengono alla Chiesa per diritto evangelico”, ricorda il cardinale citando ancora Paolo VI: “In virtù di questo diritto evangelico – e non certo in nome di una rivendicazione sociale – ogni cristiano è chiamato ad andare verso di loro con un atteggiamento di comprensione e compassione”.

“L’antisemitismo è inammissibile”, e “noi siamo spiritualmente semiti”. Sono le parole coraggiose di Pio XI, rilanciate dal presidente della Cei insieme a quelle della Populorum progressio contro il razzismo. L’Italia è un esempio virtuoso in questo senso, ricorda Bassetti ringraziando Francesco per le parole di gratitudine verso il nostro Paese adoperate nel recente discorso al Corpo diplomatico.

“Lavorare meglio, lavorare tutti”.

Per la Chiesa italiana – spiega Bassetti ringraziando il presidente Mattarella per avere definito il lavoro, nel discorso di fine d’anno, una priorità – non è uno slogan, ma l’obiettivo da porsi per affrontare quella che è “una vera emergenza sociale, resa ancora più impellente dai dati relativi alla disoccupazione giovanile”.

Dai giovani, i nuovi emigranti, sale un grido di dolore che “va raccolto e va fatto nostro”, la promessa relativa al prossimo Sinodo dei vescovi.

Dalla Settimana sociale di Cagliari, sono emerse alcune proposte concrete sul lavoro: un’esperienza positiva da non sprecare, ma anzi da rafforzare e far crescere, tenendo presente gli obiettivi da raggiungere: “Creare lavoro, combattere la precarietà e rendere compatibile il tempo di lavoro con il tempo degli affetti e del riposo”.

“Se si fermano le famiglie, si ferma il motore sociale del Paese. Smette di battere il cuore della società”.

“Aiutare, curare e sostenere, in ogni modo possibile, le famiglie italiane” è l’unica cura possibile, garantisce Bassetti definendo il “patto per la natalità” proposto dal Forum delle famiglie un passo positivo, che ha ricevuto un consenso trasversale tra tutti gli esponenti di partito.

“Come vescovi ci uniamo innanzitutto all’appello del Capo dello Stato a superare ogni motivo di sfiducia e di disaffezione per partecipare alle urne con senso di responsabilità nei confronti della comunità nazionale”.

È l’appello della Chiesa italiana per le prossime elezioni politiche. Bassetti richiama “il valore morale e democratico del voto” e puntualizza che “la Chiesa non è un partito e non stringe accordi con alcun soggetto politico”. “Dialogare, non negoziare”, la direzione di rotta indicata da Romano Guardini, Paolo VI e Papa Francesco.

“Sobrietà, nelle parole e nei comportamenti”,

l’invito per la campagna elettorale. La bussola di tutti i candidati deve essere la ricerca sincera del bene comune, non a parole ma con i fatti. Tra gli ambiti privilegiati su cui impegnarsi, Bassetti raccomanda la scuola, di cui “sono parte integrante e qualificata le scuole pubbliche paritarie”.

“Vivete la politica con gratuità e spirito di servizio. Guardate al passato per costruire il futuro. Abbiate cura, senza intermittenza, dei poveri e della difesa della vita”. Sono le tre indicazioni ai cattolici in politica con cui il cardinale ha concluso la prolusione. “La vita non si uccide, non si compra, non si sfrutta e non si odia!”, il monito di Bassetti anche riguardo alle Dat. Durante il Cep, ha annunciato il presidente, verrà affrontata, tra l’altro, una proposta che, “in un orizzonte davvero europeo, riguarda il rilancio dell’impegno per la pace nel Mediterraneo”.

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