Abbiamo intervistato per la nostra rubrica Massimo Pasqualone

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Poeta, professore universitario, critico d’arte di altissimo livello, Massimo Pasqualone opera a livello internazionale seguendo artisti, proponendo mostre, creando eventi culturali unici ed indimenticabili. Fine oratore, attento curatore di mostre, stretto collaboratore di Sgarbi, Pasqualone rappresenta la critica emergente, quella che sta già raccontando il futuro dell’arte.

Perché l’artista crea? Perchè il poeta o lo scrittore affidano ad un foglio i propri pensieri?
Tutti gli artisti vivono il tempo dell’inquietudine e la manifestano nei modi più diversi, sul foglio, sulla tela, sul legno, con la creta ecc, cercando di condividere le emozioni che la loro profonda sensibilità sedimenta nell’anima. La creatività è sostanzialmente questo: attinge dal serbatoio emozionale dell’anima, divenire, come Ungaretti dice, palombaro dello spirito.

L’artista vive il tempo dell’arte come necessità, come luogo della possibilità di vivere, attraverso le emozioni cromatiche o le peripezie strofiche, quel di più che solo l’artista, il vero artista, sa dare alla comunità dei più, troppo superficiale per vivere questi attimi, poco attenta all’urlo che viene dal silenzio dell’anima, per un tempo senza tempo ed uno spazio senza spazio.

Poeta, Insegnante, Critico d’arte: come convivono questi aspetti in te?
Questi aspetti convivono in una sola parola: bellezza, la bellezza della poesia, della didattica, dell’arte, perché, ci ricorda il filosofo, insegnare è toccare un’anima per sempre, e lo stesso accade con la poesia e con l’arte.

Tocco ogni volta l’anima, l’accarezzo, ne spremo le emozioni, attraverso varie modalità, che assumono solo parole diverse.

Come critico stai seguendo numerosi artisti marchigiani, cosa ricerchi in loro? Cosa ti affascina del nostro territorio?
Sgarbi dice che l’arte italiana è quasi tutta nelle Marche, ed ha ragione, basta conoscere bene la storia dell’arte. Gli artisti delle Marche che seguo hanno la straordinaria capacità di dire la bellezza facendo squadra, e sono grato agli amici ed eccellenti artisti Carlo Gentili e Patrizio Moscardelli per avermeli fatti conoscere e per ideare eventi ogni volta più interessanti.

La tua critica più sofferta e quella che ti ha dato più soddisfazioni?
Tutte le mie critiche sono sofferte, perché attingo alla sofferenza dell’anima dell’artista per definire e scalfire i segreti della sua arte. In termini di visibilità, ho scritto per grandi artisti del calibro di Dario Ballantini, critica che riporto come modello per capire il mio percorso.
Le identità frammentate di Dario Ballantini
Vive il tempo della bellezza il cammino artistico di Dario Ballantini, attraverso la capacità di frammentare gli attimi ed i momenti che la vita sottopone allo sguardo dell’entronauta, che attenziona emozioni innanzitutto con la consapevolezza che la vita non è mai quella che si vede e che l’artista, quello vero, cerca nell’altro conferma del suo sé, una sorta di estraniarsi per ritrovarsi, di perdersi per ricostruirsi, di incontrarsi per dirsi noi.
Nel volto, Dario Ballantini fissa una poetica precipua, quella dell’identità spezzata, dell’identità frammentata, artefatta, come giustamente è stato detto, perché, dice Luigi Pirandello, “Imparerai a tue spese che lungo il tuo cammino incontrerai ogni giorno milioni di maschere e pochissimi volti.”
Ballantini propone una visione del mondo e della vita legata alla maschera, alla incapacità, tutta umana e postmoderna, di relazionarsi con l’altro, alla possibilità di fingere e mascherare, appunto, emozioni e verità, anche se “Il volto umano non mente mai: è l’unica cartina che segna tutti i territori in cui abbiamo vissuto”, sottolinea Luis Sepúlveda.
Sotto il vissuto c’è tanto da intuire, c’è tanto da scavare, in una società che ha perso il concetto della dignità della persona, trasformandola, appunto in maschera.
Su questa linea si muove, allora, la scomposizione cromatica degli spazi, in una sorta di aura alienante, un tempo senza tempo ed uno spazio senza spazio, non deriva metafisica di chi sa che alla fine ogni volto è un abisso, ma ambientazione adeguata alla poetica del nostro.

Cosa ti interessa mettere in luce nei tuoi scritti poetici? Quali temi affronti?
Io attingo alla storia dell’arte, alla filosofia, alla letteratura, alla psicologia, al quotidiano e cerco di tirar fuori le mie emozioni, che diventano amore, solitudine, dolore, bellezza, paura.

Cosa rappresenta la cultura per te? Come parlare dei grandi artisti nelle scuole? Come affascinare i ragazzini di oggi con i “maestri” del passato?
La cultura per me è utile quando aiuta a vivere e pertanto la pratico nel quotidiano, cercando di far capire che i grandi maestri del passato, siano essi filosofi o poeti, artisti o musicisti, hanno tanto da insegnarci per renderci davvero colti, cioè preparati ed adatti alla vita.

I tuoi ricordi più belli legati all’arte, alla cultura. Il riconoscimento più gradito?
Ho vinto centinaia di premi per la mia poliedrica attività culturale, ma le numerose iniziative realizzate con il prof. Vittorio Sgarbi sono quelle che resteranno più impresse. Sgarbi mi ha definito il pastore degli artisti, e questo, da un lato mi dà soddisfazione, ma dall’altro mi porta alla responsabilità di governare un “gregge“ numeroso e desideroso sempre di nuove iniziative.

Il nostro compito, il mio compito, come ho già detto in un’altra intervista, è quello di facilitare la creatività, creando eventi, studiando la produzione degli artisti, interessando chi è sopra di noi (la mia collaborazione con Vittorio Sgarbi va in questa direzione), al fine di valorizzare l’arte di ognuno e di ciascuno. Non sta a me scoprire talenti, ai posteri l’ardua sentenza, e questo vale anche per l’arte, dove ci sono le mode che, però, difficilmente si fanno storia. Certo: poi ci sono coloro che meglio di altri dicono le emozioni attraverso l’arte (ho avuto l’onore di curare le mostre di Dario Ballantini, Rocco Natale, Ireneo Janni, Carmine Galiè e tanti altri.

Poeti, pensatori, artisti, scrittori: quali i tuoi “maestri” ? I tuoi riferimenti?
I miei maestri sono tutti ecclesiastici, data la mia formazione. Per eccellenza, il mio maestro è don Mario Di Cola, sacerdote e giornalista , e famosissimo direttore della testata diocesana Amico del Popolo, un fine intellettuale, grande scrittore, che mi ha insegnato tantissimo. Poi ci sono tanti altri, da Sua Eminenza Edoardo Menichelli, con il quale ho collaborato per un decennio, fino a Sua Eccellenza Elio Sgreccia, con cui mi sono laureato alla Cattolica, e poi Mons. Giovanni Campitelli, don Lino De Ritis, fratel Gaetano Viccione, Francesco Paolo Martinicchio. Ad ognuno sono debitore delle mie competenze. E poi Vittorio Sgarbi.

Se dovessi spiegare in poche righe il tuo pensiero filosofico ad un ragazzino, cosa gli diresti?
La vita è un universo in cui l’io orbita intorno al tu.
Interessi, progetti, visioni per il futuro.
Quest’anno celebro 25 anni di critica d’arte e letteraria: nel 1992 mi trovai a collaborare con la prima edizione del Premio San
Pasquale Bajlon, ideato dal genio creativo del mio amico Paolo Cocco, appassionato d’arte. Da allora sono passati 25 anni e circa 300 mostre curate, 250 testi critici, non so più quante presidenze di giuria e commissioni critiche, premi per la cultura e la critica d’arte, quasi 3000 articoli dedicati alla mia attività, importanti direzioni artistiche, direzione di musei, mostre in Italia ed all’Estero, fino alla collaborazione con Vittorio Sgarbi.
Questo mi spinge a lavorare di più e meglio. Per ora ho accantonato, ma non messo da parte, le due mostre di Innsbruck e Los Angeles, perché prevedono costi esorbitanti: solo per una consulenza organizzativa uno studio legale mi ha chiesto 40.000 euro, e per ora non mi sembra davvero il caso.
Abbiamo elaborato il progetto itinerante per l’artista belga Nan Yar, con la direzione artistica di Rosaria Piccione, che in primavera ci porterà al Museo Guidi di Forte dei Marmi, a Roma presso la Galleria Frammenti d’arte di Romy de Lisio, nella quale saremo anche con la personale di Concetta Daidone, dal 10 al 17 marzo, e poi Taranto e la Fortezza di Civitella Del Tronto.
Anche quest’anno sto preparando il progetto la Fortezza dell’Arte, nelle meravigliose sale espositive della Fortezza di Civitella del Tronto, che, grazie al sindaco Cristina Di Pietro, l’assessore Riccardo de Dominicis, il presidente Fabio Bracchi ha dato tante soddisfazioni.
Pensiamo di coinvolgere nuovamente il prof. Vittorio Sgarbi, come abbiamo fatto ripetutamente nel 2017.
Stiamo preparando per l’autunno una mostra nelle prestigiosissime Giubbe Rosse di Firenze e stiamo lavorando per un evento a Venezia, che poi porterà i nostri artisti in mostra durante la biennale, come in tanti ci hanno chiesto.
Per il prof. Carmine Galiè abbiamo preparato un progetto di grande originalità, che ci porterà nella Repubblica di San Marino, a Taranto e si chiuderà all’Aurum di Pescara con un megaevento.

Senza sosta ci saranno le presentazioni di libri da noi editi nella collana di poesie e le presentazioni organizzate dal gruppo editoriale di Arturo Bernava, con il quale abbiamo stretto un solido rapporto di collaborazione e con il quale stiamo elaborando nuove iniziative.
A settembre daremo vita, presso la Repubblica di San Marino, alla seconda edizione del premio Ut pictura poesis, dopo lo straordinario successo dell’edizione del 2017 a Firenze.
Intanto ho dato incarico alla prof.ssa Mariagrazia Genova, referente per le Canarie, di tastare il terreno per una nostra mostra in quel territorio così ricco di nuove economie.
Il mio ultimo viaggio a Bratislava ed i contatti con i nostri referenti Zuzana Strieborná e Maria Strieborna stanno dando vita a nuove iniziative in territorio slovacco.
Nel 2018 darò alle stampe il mio secondo dizionario emozionale degli artisti con la copertina di Michela Matani.
In primavera presiederò il premio di teatro dialettale Marrucino di Chieti ed il premio di poesia di Tollo, città con cui collaboro anche come curatore dell’Enomuseo e dell’Università popolare, del che ringrazio il sindaco Angelo Radica.
Abbiamo in progetto di organizzare una festa della nostra associazione, dopo la prima edizione tenutasi al Colonna di Pescara con il segretario di Stato alla Cultura di San Marino.
E poi tante presentazioni di libri e di mostre, premi, articoli….insomma il solito.

Di che hai paura?

Solo di quello che non capisco.

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