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Vocazioni: don Bettega (Cei), “chi si mette in ascolto è ancora merce rara”

Non solo tradizione cattolica ma spazio anche ad altre religioni. Al 41° convegno nazionale vocazionale in corso a Roma, una parte del dibattito è dedicata al confronto fra sei culti riguardo al tema dell’ascolto. Una rappresentante dell’islam, un rabbino, un monaco buddista, una monaca induista, un prete ortodosso e un pastore valdese sono stati invitati a descrivere come le rispettive religioni e tradizioni pongano le persone in ascolto delle proprie aspirazioni o obiettivi nella vita. “In particolare – spiega al Sir don Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei – vogliamo capire come ciascuno capisce e interpreta la tecnica dell’ascolto. Ciascuno in pochi minuti deve spiegare come la propria religione si pone in ascolto anche di ragazzi o ragazze e delle loro vocazioni. Vogliamo però che anche il pubblico intervenga, sollecitato dal dibattito”. Sul dialogo, e quindi sull’ascolto reciproco, oggi esistente fra la Chiesa cattolica e le altre religioni, don Bettega afferma: “Il dialogo, complice l’influenza di Papa Francesco, è aumentato. Ma rischia di essere ancora relegato agli addetti ai lavori, la gente comune non sente questo bisogno e forse non è preparata. I sacerdoti, i religiosi, i catechisti o gli animatori che realmente si mettono in ascolto sono ancora secondo me merce rara. Questo perché nella nostra società andiamo molto di corsa, siamo pragmatici e puntiamo a portare a casa il risultato. Il rischio, però, è mettere da parte una tecnica di ascolto che non produce risultati immediati. Le nostre conversazioni sono spesso limitate alle chat che non vanno a fondo”.

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