Le cinque vie che hanno scandito i lavori del Convegno ecclesiale di Firenze, frutto anch’esse della Evangelii gaudium, sono “un buon punto di partenza” per “rimettere in moto una Chiesa, la nostra, spesso appesantita da strutture e sovrastrutture rivelatesi paralizzanti”. Ne è convinto mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei. Nel suo intervento conclusivo al 75° corso di studi cristiani promosso ad Assisi dalla Pro Civitate Christiana, il presule le ha richiamate partendo dalla prima, “uscire”, che “chiede innanzitutto di decentrare il modo abituale di guardare alla realtà che ci colloca sempre al centro” per “ritrovare il realismo”. A seguire “annunciare”, che “indica la missione della Chiesa chiamata a dar voce al Vangelo di cui molti hanno perso il gusto” riproponendo “il volto autentico di Dio come è testimoniato dalla vicenda di Gesù di Nazareth”. “Quindi – ha proseguito Galantino – c’è la via dell’abitare”, scelta di “una condivisione non episodica o di facciata”, ma “vera adesione” ai problemi sul tappeto con l’impegno a porvi rimedio”. Il cattolicesimo italiano “si è sempre distinto per il suo carattere popolare”, e “questa strada – ha avvertito il presule – va percorsa ancora grazie alla capacità della comunità cristiana di essere là dove molti se ne vanno, garantendo presidi di umanità e di socialità laddove anche le istituzioni tendono a battere in ritirata”.
“Non sono solo le parrocchie dislocate nei nuovi quartieri-dormitorio ad essere chiamate in causa – il monito del segretario Cei – ma anche e ancor prima la capacità di pensare alla città” a condizione che la politica dica no a “facili populismi” e “abituali conservatorismi”. E ancora: “educare” che provoca a “ritrovare la strada maestra di quella formazione delle persone e delle coscienze prima e al di là di altri pur necessari investimenti”. Infine “trasfigurare che svela una maniera di guardare alle cose che non è prigioniera dei dati di fatto e si lascia ispirare da un’altra percezione che fa vedere oltre le apparenze”.