“Donare nasce dalla gioia, e dà gioia: un grande ‘segreto’ come questo può rivelarsi nella semplicità di un gesto come quello di sostenere il Papa della gioia”. È l’appello che mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, invia alle circa 25mila parrocchie italiane in occasione della Giornata per la carità del Papa (domenica 25 giugno), esortandole alla partecipazione. Si tratta di un appuntamento che si ripete di anno in anno e che rimanda alla storia stessa del cristianesimo.

 

Una pratica molto antica, dunque, che arriva fino ad oggi. In questa prospettiva, assume un particolare significato la colletta dell’Obolo di San Pietro, segno concreto di partecipazione alla sollecitudine del vescovo di Roma a fronte di molteplici forme di povertà. Attualmente, questa “raccolta” ha luogo in tutto il mondo cattolico, per lo più il 29 giugno o la domenica più vicina alla Solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo.

Lo scorso anno, in Italia, sono stati raccolti 3.663.409,98 euro, compresa la raccolta per l’Ucraina (con un incremento di 73,06% rispetto al 2015), a cui vanno ad aggiungersi i contributi devoluti ai sensi del can. 1271 del Codice di diritto canonico: si tratta di euro 4.025.225,00, di cui euro 3.999.925,00 dalla Cei, euro 15.300,00 dall’arcidiocesi di Genova ed euro 10.000,00 dalla diocesi di Lamezia Terme.

“La fedeltà al Papa – commenta Galantino – si manifesta anche nel sostegno economico alle attività del suo ministero di pastore della Chiesa universale”.

 

Eccellenza, perché partecipare alla Giornata per la carità del Papa? Qual è il suo appello alle parrocchie italiane?
La Giornata con la quale ogni anno, nell’ultima domenica di giugno, tutta la Chiesa italiana si mobilita per “dare una mano” al Santo Padre e alla sua Carità esprimendogli anche concretamente affetto e riconoscenza, è l’opportunità per metterci al suo fianco e aiutarlo ad arrivare dovunque lo spinga il suo grande cuore. Sappiamo delle tante opere dettate dalle iniziative – quasi sempre espresse con delicata discrezione – per soccorrere ogni genere di povertà, a Roma e nel mondo. Ecco: nella Giornata per la carità del Papa ricordiamoci di chiedere a chi frequenta la Messa in parrocchia di tenere la mano del Papa tra le sue e accompagnarlo anche con poco là dove desidera arrivare.

Donare nasce dalla gioia, e dà gioia:

un grande “segreto” come questo può rivelarsi nella semplicità di un gesto come quello di sostenere il Papa della gioia.

Foto SIR/Marco Calvarese

“Donare nasce dalla gioia, e dà gioia”… Un appello che mette in luce il “filo rosso” del Pontificato di Francesco.
Negli oltre quattro anni trascorsi alla scuola di Francesco abbiamo letto e ascoltato un gran numero di espressioni attraverso le quali il Papa, con il suo inconfondibile stile comunicativo, ha saputo toccarci il cuore, risvegliando un’adesione alla fede che forse si era atrofizzata nel grigiore dell’abitudine. Sembrano sollecitare una spontanea risposta interiore e umana, in particolare, quelle che chiamano in causa una virtù profondamente cristiana alla quale abbiamo prestato forse poca attenzione ma che risulta determinante per la credibilità della testimonianza evangelica: la gioia.

Che fede è quella che non tracima in una gioia autentica e trasparente?

Sin dal suo primo documento Francesco ha scelto già nel titolo d’indicarcela come indispensabile compagna di viaggio tracciando il “cammino della Chiesa nei prossimi anni”: con l’Evangelii gaudium il Papa ci ha donato una riflessione sulla vita e la missione del cristiano imperniata su una gioia che “riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” (Eg,1), come si legge nell’incipit di quell’esortazione apostolica. Anche quando ha voluto riproporre il Vangelo del matrimonio Francesco ha fatto ricorso alla gioia parlando di Amoris laetitia.

Quale rapporto tra gioia e dono?
La gioia attinge alla sorgente del rapporto personale col Signore, al dialogo con Lui sapendone riconoscere la presenza, la voce, lo sguardo che cerca quello di ciascuno, chiamandoci a uscire da noi stessi, aprirci, saper dare ciò che siamo e condividere quanto abbiamo, per poco che possa sembrare.

“Dio ama chi dona con gioia”:

questa bella espressione paolina ricorda che l’esperienza del dono è legata a quella della gioia, come suo ingrediente, ma anche perché restituisce il centuplo a chi ha deciso di rompere gli indugi che trattengono dall’essere generosi. Il Papa, uomo della gioia e del dono di sé, attende che anche noi lo seguiamo, per sperimentare davvero che “con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (Eg,1).

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