I vescovi coreani si uniscono alla preghiera lanciata da Papa Francesco oggi per la pace, perché anche nella penisola coreana “tacciano le armi e si cancelli l’odio nei cuori”. Risponde così mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon e presidente della Commissione giustizia e pace dei vescovi coreani, all’appello lanciato ieri da Francesco perché oggi alle ore 13 si rinnovi in diversi Paesi l’iniziativa “Un minuto per la pace”, momento di preghiera nella ricorrenza dell’incontro in Vaticano tra il Papa, il defunto presidente israeliano Peres e il presidente palestinese Abbas. “Nel nostro tempo – ha detto ieri il Papa – c’è tanto bisogno di pregare – cristiani, ebrei e musulmani – per la pace”. Il minuto di preghiera cade proprio nel giorno in cui dalla Corea del Nord è partito un nuovo lancio multiplo di missili. Secondo i media sudcoreani, una raffica di missili è partita dalla città di Wonsan, sulla costa orientale, volando per circa 200 chilometri in direzione del Mare dell’Est. È il quarto lancio in poco più di un mese e il nono da inizio anno, dopo l’ultimo del 29 maggio.

Secondo il vescovo di Daejeon, questi ripetuti test missilistici, condotti sempre più frequentemente per perfezionare le capacità militari, sono anche una risposta alla nuova politica di dialogo internazionale con Stati Uniti e Cina condotta dal neo-eletto presidente sudcoreano Moon Jae-in. Si tratta pertanto di “una dimostrazione di forza – dice il vescovo Lazzaro You – per guadagnare più peso nella negoziazione nell’ambito del nuovo gioco della diplomazia tra le grandi potenze”. Riguardo al “minuto di preghiera”, il vescovo coreano aggiunge: “Grazie al Papa, siamo uniti a lui per la pace. Preghiamo perché tacciano le armi e si cancelli l’odio nei nostri cuori. La pace comincia anche da noi, da quanto possiamo fare per creare un rapporto nuovo con le persone che ci vivono accanto, per essere laddove siamo costruttori di pace e di fraternità. Preghiamo per la riconciliazione fra le due Coree: siamo un unico popolo, un’unica razza. Siamo fratelli e abbiamo molte più cose che ci accomunano di quelle che ci dividono. Fomentare l’odio e potenziare le armi sono azioni che mai porteranno la pace. Anzi, portano più conflitto, più divisione, più povertà. Preghiamo oggi perché i dirigenti politici possano cambiare il loro cuore”

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