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9 – Giorgio La Pira: la pace nel mondo

Leggi le prime puntate
– un Santo moderno che moderno non era!
– un moderno che scopre le sue origini
– Cattolici in azione
– Il Vangelo non si può cambiare, le leggi sì!
– Giorgio La Pira: marxismo o Vangelo?
– la crescita umana e spirituale dell’uomo
– L’utopia di un cristiano
– Giorgio La Pira: la Provvidenza è una certezza!

“Spes contra spem” è il suo motto, una speranza cristiana che va contro ogni speranza. La speranza di chi ha la certezza di una Presenza. E questa speranza lo muove, lo fa agire, lo fa sentire chiamato a una missione. Guardare la realtà e rispondere ad essa è la vocazione di un cristiano. La realtà gli mostrava una Russia da convertire, un mondo lacerato dalle guerre come quella in Vietnam. Due missioni da compiere. Le compì senza risultati, almeno apparenti. A lui il compito di seminare, diceva. Altri raccoglieranno.

Una speranza che non si basava sull’uomo, ma sulla sua fede, sulla preghiera. I suoi due viaggi più significativi per la pace in Russia e in Vietnam raccontano questo: un uomo di speranza e di fede.

Nel 1959 si presenta al Soviet Russo. E’ il primo politico occidentale non comunista a varcare la “cortina di ferro”. Si racconta che erano i giorni della festa dell’Assunzione di Maria, cadeva di sabato. I suoi accompagnatori gli dicevano: “dobbiamo andare dal Soviet”, ma lui doveva andare alla Santa Messa per la solennità. Il giorno dopo era domenica: “dobbiamo andare dal Soviet” gli ripetevano. “No! Oggi è domenica!”. Fece attendere tre giorni il Soviet prima di farsi ricevere. Si racconta poi  che alla sua presenza esordì dicendo pressappoco così: “Voi credete chi io sia qui da solo, ma non sono solo: con me c’è il mio Angelo Custode e ci sono migliaia di suore di clausura a pregare per me”. E poi: “Sono venuto qui a portare la pace del mio Signore, sono venuto nel nome di Gesù” e invita Krusciov a “tagliare il ramo secco dell’ateismo di Stato”. Non sono parole facilmente dicibili a un Soviet russo, eppure La Pira le pronuncia senza timore. Non sono parole comprensibili a accettabili per i russi, ma accolgono con simpatia quell’uomo che tenta di seminare in un terreno arido.

Nel 1965 un altro viaggio impossibile: Vietnam! Un viaggio da profeta si può dire… Chiamò Fanfani: “Bisogna andare in Vietnam!”. Fanfani, un po’ superficialmente gli disse che aveva ragione, bisognava andare, ma senza immaginare che La Pira il giorno dopo fosse già sull’aereo. Nessun occidentale era riuscito ad incontrare Ho Chi Min: avrebbe parlato solo con La Pira!

Quando arriva in Vietnam, Ho Chi Min gli fece chiedere di cosa aveva bisogno. Lui rispose che aveva bisogno di andare a Messa tutte le mattine. Impiegarono diversi giorni prima di riuscire a vedere Ho Chi Min. Ogni giorno gli facevano fare colloqui con qualcuno: sembrava che dovesse superare degli esami per poter vedere Ho Chi Min.

La Pira si presentò con un piano politico composto da dieci punti che avrebbe dovuto trattare con gli Stati Uniti, ma non se ne fece nulla e le conseguenze furono anni di morti e di miliardi di dollari spesi.

Dopo diversi giorni dall’incontro con Ho Chi Min, Fanfani chiamò La Pira: “Ma quando Torni?”. La Pira gli rispose: “Quando mi mandi i soldi per il biglietto dell’aereo”.

Quando la guerra si concluse, furono firmati proprio quegli accordi proposti nel ’65 da La Pira.

 

 

 

Alessandro Ribeca: