Leggi la prima puntata Giorgio La Pira, un Santo moderno che moderno non era!

Un cristiano non è un uomo moderno, La Pira non lo era! Semmai un cristiano è fedele alle proprie origini e quindi originale, capace di essere altro da ciò che è moderno, un profeta! Ma come possiamo scoprire le nostre origini? Come possiamo essere portatori di questa originalità? Soprattutto è possibile? Senz’altro abbiamo bisogno di testimoni, di persone eccezionali che ci dicano che è possibile, che si può vivere in un modo più vero, più grande. Che sì, si può vivere così! Persone eccezionali, ma raggiungibili, imitabili. Per me solo una persona non è raggiungibile, Maradona! Perché lui aveva delle doti personali che ce l’hai o non ce l’hai, mentre santi non si nasce, si diventa! E uomini come La Pira con la loro vita stanno a dirci proprio questo!
Tuttavia, se avessimo frequentato La Pira negli anni giovanili avremmo detto di lui che era moderno e ateo. Frequentava ambienti culturali a Messina, insieme a Quasimodo, si interessava di fascismo, marxismo e di qualsiasi pensiero culturale dell’epoca (moderno no?) e queste esperienze alla fine lo portarono all’ateismo. Poi a vent’anni, durante una processione arrivò la conversione, nata forse da un vuoto esistenziale. Non si trovano tracce di quell’esperienza mai raccontata nei dettagli. E forse si capisce anche il perché: il Signore chiama ognuno di noi in un modo particolare, unico, sicuramente attraverso un fatto, un incontro, ma in ogni modo pensato solo per noi. C’è un bellissimo quadro di Brueghel sulla conversione di S. Paolo: è ricco di personaggi che camminano verso Damasco, con molta difficoltà si riesce a scorgere un uomo caduto da cavallo: quella luce, quella voce è arrivata in un luogo e in un momento ben preciso alla presenza di centinaia di persone, ma l’unico alla quale era rivolta era Saulo, tanto che gli altri non notano nulla…
La Pira, a 25 anni diventa terziario domenicano, sceglie di essere un laico, di svolgere la sua missione nel mondo come libero apostolo del Signore. In seguito prenderà anche i voti di povertà obbedienza e castità (fra Raimondo). Questa scelta di vivere la sua fede da laico nasce dalla sua convinzione che via via si andrà sempre più affermando nei suoi scritti, che il cristiano deve essere un uomo di contemplazione e azione. Il Vangelo è un’esortazione ad uscire, a confondersi nella società dando il proprio contributo traducendo il Vangelo in pensieri e opere.
A 26 anni approda a Firenze per concludere il suo percorso universitario. In questi anni frequenta l’Azione Cattolica di una parrocchia di periferia. Negli ambienti dell’AC ritrova quell’idea di impegno sociale dei cattolici. Sono convinto che il suo sentirsi un missionario laico si sia rafforzato in quegli ambienti, dove la formazione giovanile non era incentrata esclusivamente sulla catechesi, ma anche sull’impegno sociale. Tra i maestri dei giovani della Gioventù Cattolica c’era proprio La Pira: “I giovani hanno bisogno di un grande ideale a aspettano chi glielo può dare”, diceva. Noi invece spesso giochiamo al ribasso, e finché lo facciamo con noi stessi peggio per noi, ma se giochiamo al ribasso con i giovani, questo è peccato mortale. E soprattutto non dobbiamo avere paura di di giocare al rialzo con loro, ma paura di noi che ci fa fatica farlo!!!

Tra le memorie della Gioventù Cattolica il nome di La Pira viene più volte citato.
In quegli anni l’Azione Cattolica è viva e il suo pensiero di cristiani impegnati nella società si rafforza sempre più, grazie anche a La Pira che ne diviene punto di riferimento, con i suoi discorsi, i suoi scritti e le sue pubblicazioni, fino ad influenzare la politica italiana. In quegli anni si afferma l’idea che il cristiano non può restare passivo di fronte alle scelte politiche, che la fede non può ridursi alla contemplazione. Questo è un richiamo ai cristiani di oggi, spesso disinteressati alla vita sociale, come se non li riguardasse ed invece nulla di ciò che è umano deve disinteressare un cristiano!

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