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La comunità di Centobuchi ricorda Marcello Rosati

di Paola Travaglini

MonteprandoneUn’intera comunità si è stretta lunedì 8 maggio attorno al parroco don Alfonso Rosati per i funerali del padre Marcello.
Era stato lo stesso sacerdote a dare sabato la notizia della scomparsa con un commosso post su FB: “ Vi chiedo una preghiera per babbo, che ha finito le sue sofferenze terrene e vive nella gloria del Regno dei Cieli”.
Marcello, nonostante la malattia che ha segnato gran parte della sua esistenza, si è messa sempre a servizio degli altri. Non ha voluto mai sentirsi un peso ed ha sempre dato più di quello che avrebbe dovuto dare, fino alla fine. Quanti camposcuola portati avanti in cucina  insieme alla moglie Viviana, quante avventure vissute insieme a tanti ragazzi: bellissimi ricordi che scorrono ora come una pellicola di un film.
Gli attestati di stima ed affetto ricevuti dai figli don Alfonso, Nicoletta ed Andrea e dalla moglie Viviana da parte non solo dei parrocchiani dove don Alfonso ha prestato servizio come parroco sono la testimonianza più bella.
Tanti anche i sacerdoti che hanno concelebrato assieme a Sua Eccellenza il Vescovo Mons. Carlo Bresciani.
“Gesù ci conduce verso pascoli sicuri – ha detto il vescovo durante l’omelia- che possono essere raggiunti solamente se noi lo seguiamo. Ma, se noi ci troviamo di fronte ad una morte inevitabile, come facciamo a raggiungerli ? Se ci fermiamo solo alle cose materiali, non abbiamo compreso fino in fondo il messaggio di Gesù . Egli stesso, ci insegna come spendere bene la nostra vita in questo mondo. Attraverso la parabola ci dice che ci sono altri pascoli quelli che vanno oltre la vita su questa terra e che, per certi aspetti, la completano, perchè ci chiama già ad una comunione con lui ,a riconoscere la sua voce, a seguirlo. Solo così facendo potremo avere la vita eterna che ci ha promesso dopo la morte . Siamo ancora nel tempo pasquale; continuiamo quindi a fare memoria del fatto che Cristo è risorto e,come lui, anche noi risorgeremo se  lo seguiremo .
Toccante a fine rito, il ricordo commosso di Don Alfonso. Il “gigante buono”che in tanti anni di servizio era sempre riuscito a non scomporsi mai non ha potuto trattenere l’emozione.
“Non so se parlare da prete o da figlio; mi auguro che posso darvi testimonianza di credente,.
In questa lettura del vangelo si parla del  pastore che dà la vita.
Mio padre sicuramente ha dato la vita , un grande lavoratore che si è dedicato a tutti noi anche a discapito della propria salute ,pur di non farci mancare nulla.
Era testardo, voleva gestire tutto lui, in tanti modi anche con un atteggiamento che a volte poteva dare fastidio.
Ha voluto che tutti e tre studiassimo,a volte rinunciando a sè stesso ,alla sua storia.
A gennaio di quest’anno, quando è stato ricoverato in ospedale , era orgoglioso che nonostante stesse male, niente lo fermava …Sarebbero da dire tante altre cose; sicuramente a fianco a lui c’è stata una grande donna: mia madre.
Gli ultimi tempi ,nei momenti di fatica nessuno faceva pesare all’altro lo stare male . Ricordo i suoi ultimi giorni , sempre più affaticato.
Sicuramente vedere una persona soffrire in questo modo ,lascia un segno a una storia che si protrae dal ’79 , quando si manifestò il  primo segno di questa malattia.
Babbo aveva il desiderio di continuare la sua storia , ha dato sempre un qualcosa in piu’ anche nei suoi ultimi istanti, gli piaceva molto la montagna , approfittava del camposcuola che per lui era un modo per andare in ferie .
Un grazie per questa manifestazione d’affetto che mi avete dimostrato non solo oggi ma in questi giorni .Ci siamo salutati con babbo venerdì ,e gli ho detto: “ci vediamo domani” , ed ancora oggi babbo ti voglio dire ci vediamo domani”.

Sara De Simplicio: