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VIDEO Vescovo Palmieri: “Carissimi fedeli della Diocesi di San Benedetto del Tronto mi rivolgo con affetto a ciascuno di voi”

Link del video: https://www.youtube.com/watch?v=kDKExbU41O0

DIOCESI – Le prime parole del nuovo vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto. S.E.R. Mons. Gianpiero Palmieri, che farà il suo ingresso presso la Cattedrale Santa Maria della Marina il prossimo 30 Giugno 2024:

“Carissimi fedeli della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto,
mi rivolgo con affetto a ciascuno di voi. Il vostro nuovo vescovo vi abbraccia e vi saluta con il saluto di Pace del Signore Risorto, come farà in ogni celebrazione liturgica che vivremo insieme: la Pace sia con voi!

Questa pace, unita alla benedizione di Dio, scenda e si posi su di voi e su ciascuno degli abitanti del nostro territorio delle Vallate del Tronto e del Tesino e della Costa: cristiani, credenti di altre religioni, persone non credenti … scenda su tutti, entri in tutte le case e consoli il cuore di tutti.

Saluto e abbraccio te, fratello vescovo Carlo, padre e pastore di questa Chiesa locale per più di dieci anni. Insieme con te abbiamo scoperto e condiviso quello che Papa Francesco ci ha fatto sapere per mezzo del Nunzio, il Cardinale Tscherring: già da qualche tempo e gli aveva pensato di unire “in persona Episcopi” le nostre due Diocesi.

La storia si ripete: esattamente cento anni, fa il 18 dicembre 1924, il Papa Pio XI aveva unito “in persona Episcopi” la Diocesi di Ripatransone a quella di Montalto, nella persona del Vescovo di Ripatransone, Mons. Luigi Ferri.

Noi accogliamo questa decisione con umiltà e fiducia, con semplicità e coraggio.

Le nostre due Chiese locali sono bellissime: hanno doni straordinari di fede e di tradizioni, di ministerialità laicali e di vita religiosa, di iniziative di evangelizzazione e di carità. Questa enorme ricchezza, frutto dello spirito dell’impegno di tanti cristiani appassionati, è emersa spesso nei nostri colloqui, quelli in cui, ignari del giorno di oggi, ci siamo confrontati per attivare collaborazioni:  per la Caritas e per la scuola di impegno politico e sociale e, di recente, per la formazione teologica dei diaconi.

Nello stesso tempo le nostre Diocesi sono diverse: per collocazione geografica, per storia e anche per antiche rivalità. Ma in un contesto sociale che muta continuamente (pensiamo a quante persone in pochi anni hanno lasciato l’entroterra per trasferirsi sulla costa) siamo sfidati da questa decisione del Papa a mettere da parte velleità identitarie per costruire una comunione in cui nulla di tutta questa ricchezza di vita e di fede vada perduto, ma anzi si accresca e si moltiplichi.

Carissimi, quello che ci attende è un compito arduo, ma straordinario! C’è alla base di questo cammino di due Chiese, diventato da oggi cammino comune, la convinzione profonda che il Signore, nel realizzare il suo regno, non conosce confini né barriere. Lui ci precede sempre: ci porta nella Galilea delle genti, ci aspetta al di là dei limiti che credevamo invalicabili, ci fa provare l’ebbrezza di sentieri mai battuti. Ciò che ci chiede è farci piccoli e leggeri, per essere disponibili a seguirLo.

Ho visto di recente, caro vescovo Carlo, il video della tua ordinazione episcopale (era il 15 gennaio 2014) e ho ascoltato l’omelia del vescovo Luciano Monari. In quell’occasione, commentando l’abbassamento di Gesù, che si fa battezzare mettendosi in fila con il popolo dei peccatori, Mons. Monari sottolineava che l’umiltà trasforma le nostre debolezze in occasioni di conversione alla misericordia e alla fraternità. Ecco, cari fedeli di San Benedetto del Tronto Ripatransone Montalto, sento di non avere altro biglietto da visita da presentarvi, se non quello di un peccatore a cui Dio ha donato misericordia. È lo stesso biglietto da visita che ho esibito ad Ascoli più di due anni fa!  Sono e resterò fino alla fine del mio servizio episcopale annunziatore della Parola di misericordia di Dio, convinto che così si edifica la Chiesa, dal momento che la misericordia ne è l’architrave!

Il vescovo Luciano invitava a porre al centro della cura del vescovo il presbiterio, la sua formazione alla fede, la sua comunione, perché – diceva – è l’insieme dei preti che dà forma alla vita di un vescovo ed è la comunione dei preti che genera la comunione della Chiesa; e precisava anche che solo un prete o un vescovo innamorato del Signore regge le fatiche del ministero e trova in questo amore la sorgente della sua gioia.

Quanto è vero tutto questo! Voglio dare continuità alla tua paternità, vescovo Carlo, nei confronti dei tuoi sacerdoti. La gioia della nostra esistenza ministeriale sarà annunciare a tutti l’amore del Signore, sperimentato su noi stessi, meditato nella preghiera e condiviso nella vita fraterna.

Saluto con affetto, insieme sacerdoti, anche i diaconi permanenti e i vari ministri laici, i religiosi e le religiose che arricchiscono la Chiesa con i loro carismi, gli aderenti ad associazioni, movimenti e cammini. I Cammini Sinodali delle nostre Chiese sono diventati ancora più grandi, includono altri volti, altre storie, altri panorami. Si estendono dalla bellezza delle montagne dei Sibillini e della Laga alla profondità dell’orizzonte del mare.

Unisco il mio ringraziamento per te e per il tuo ministero, vescovo Carlo, a quello di tutti i tuoi fedeli. A Dio piacendo, farò il mio ingresso nella Cattedrale di San Benedetto del Tronto il 30 giugno pomeriggio, e nelle domeniche successive nelle Concattedrali di Montalto e di Ripatransone.

A presto!”

Redazione:

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  • Un bel discorso, soprattutto riferito alla concordia, alla pace di tutti i fedeli e non, all’Unione dei territori, senza confini

  • Nel messaggio ho molto molto apprezzato la citazione di Monari nell’ ordinazione del vescovo Carlo:
    “Il vescovo Luciano invitava a _porre al centro della cura del vescovo il presbiterio,_ la sua formazione alla fede, la sua comunione, perché – diceva – *è l’insieme dei preti che dà forma alla vita di un vescovo ed è la comunione dei preti che genera la comunione della Chiesa;* e precisava anche che solo un prete o un vescovo innamorato del Signore regge le fatiche del ministero e trova in questo amore la sorgente della sua gioia.”
    Non sono entusiasta come lo ero 10 anni fa’, e molti me lo hanno in diverse occasioni rinfacciato, ma certamente, data la vecchiaia, ora sono cristianamente speranzoso e farò la mia piccola parte perché si realizzi «Spes sicut anchora tuta ac firma», data la citazione programmatica!
    “Non è bene che il vescovo sia solo”
    “Oremus pro antistite nostro…”