Ma come è “lo stile di questo annuncio”, ha proseguito il Papa: “San Pietro, che è stato il maestro di Marco, è tanto chiaro nella descrizione di questo stile”: “Il Vangelo va annunciato in umiltà”; “non può essere annunciato con il potere umano, non può essere annunciato con lo spirito di arrampicare e andare su”, “questo non è il Vangelo”. Tutti sono dunque chiamati a rivestirsi di “umiltà gli uni verso gli altri”, perché “Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili”: “E perché è necessaria questa umiltà? Proprio perché noi portiamo avanti un annuncio di umiliazione, di gloria, ma tramite l’umiliazione. E l’annuncio del Vangelo subisce la tentazione: la tentazione del potere, la tentazione della superbia, la tentazione delle mondanità, di tante mondanità che ci sono e ci portano a predicare o a recitare; perché non è predica un Vangelo annacquato, senza forza, un Vangelo senza Cristo crocifisso e risorto. L’annuncio del Vangelo, se è vero, subisce la tentazione”. Se un cristiano sostiene di annunciare il Vangelo e di non essere “mai tentato”, significa allora che “il diavolo non si preoccupa” perché “stiamo predicando una cosa che non serve”. Per questo, ha ripreso, “sempre nella vera predicazione c’è qualcosa di tentazione e anche di persecuzione”.
Il Papa ha sottolineato che, quando siamo nella sofferenza, sarà “il Signore a riprenderci, a dare la forza, perché questo è quello che Gesù ha promesso quando ha inviato gli Apostoli”: “Sarà il Signore a confortarci, a darci la forza per andare avanti, perché Lui agisce con noi se noi siamo fedeli all’annuncio del Vangelo, se noi usciamo da noi stessi per predicare Cristo crocifisso, scandalo e pazzia, e se noi facciamo questo con uno stile di umiltà, di vera umiltà. Che il Signore ci dia questa grazia, come battezzati, tutti, di prendere la strada dell’evangelizzazione con umiltà, con fiducia in Lui stesso, annunciando il vero Vangelo”.