Il portiere “deve bloccare la palla là dove viene calciata, non sa da dove arriverà. E la vita è così”. È l’omaggio a coloro che, in genere, nelle squadre di calcio indossano la maglia con il numero 1. A tributarlo ai portieri è stato il Papa, ricevendo oggi in udienza, nella Sala Clementina, i calciatori e i dirigenti della squadra spagnola del Villareal. “Il calcio, come gli altri sport, è l’immagine della vita e della società”, ha esordito Francesco nel discorso pronunciato in spagnolo: “Se si gioca pensando al bene del gruppo, allora è più facile ottenere la vittoria”, ha osservato il Papa, esortando i presenti ad agire “con spirito di cameratismo, lasciando da parte individualismo o aspirazioni personali”. In campo, ha precisato infatti Francesco, i calciatori non giocano soltanto, ma “educano e trasmettono valori”, poiché “molte persone, specialmente giovani, li ammirano e li osservano”. Trasmettere “un modo di essere a quelli che li seguono” è “una responsabilità”, ha ammonito il Papa, invitando i calciatori a testimoniare valori come “il cameratismo, lo sforzo personale, la bellezza del gioco, il gioco di squadra”. Altro valore raccomandato da Francesco, “la gratitudine”, che “ci aiuta a crescere come persone”, perché il gioco “non è solo il nostro, ma anche degli altri, che in qualche modo sono parte della nostra vita.”

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