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Vescovo Carlo ai giovani: dobbiamo “essere perseveranti e vigilanti nel nostro cammino di fede”

DIOCESI – “Un giovane di nome Eutico, che stava seduto sul davanzale della finestra, fu colto da un sonno profondo, poiché Paolo tirava in lungo il suo dire; egli, sopraffatto dal sonno, precipitò giù dal terzo piano, e venne raccolto morto. Ma Paolo scese, si gettò su di lui e, abbracciatolo, disse: «Non vi turbate, perché la sua anima è in lui». Poi risalì, spezzò il pane e prese cibo; e dopo aver ragionato lungamente sino all’alba, partì. Il giovane fu ricondotto vivo, ed essi ne furono oltremodo consolati.”

Con la lettura della Parola di Dio guidata dal vescovo Carlo, durante i “Sentieri di Spiritualità” per giovani organizzati dalla Pastorale Giovanile e dal Settore Giovani di AC, ci siamo interrogati come giovani sul nostro ruolo all’interno della Chiesa e della società. Proprio come Eutico ci capita spesso di far parte di quella comunità e restare sul davanzale e addormentarci. Spesso però ci si sveglia e si cerca di riprendere quel discorso interrotto, ma alcune volte si corre il serio rischio di cadere dal terzo piano proprio come lui.
Una delle condizioni fondamentali per resistere al torpore spirituale è senza dubbio la perseveranza, fondamentale per tirar fuori il meglio di noi. Dobbiamo essere perseveranti nella vita e in particolar modo, in quella spirituale, il sonno spirituale – atteggiamento del giovane Eutico – sembra bloccare la nostra quotidianità, ci impedisce di metterci in gioco. Eutico è sulla finestra non combatte il conflitto dei suoi desideri, non sceglie.
Il sonno è il frutto del suo non scegliere. Come Eutico ci capita di essere presenti fisicamente in maniera rituale, quasi una presenza di facciata, ma nulla di più. Si tratta di una abitudine che lascia nel sonno spirituale, senza Eucarestia, senza vita di comunità, senza Sacramenti e questo è un rischio che possono correre tutti.
A volte si mette il naso dentro, ma il cuore resta fuori.
Occorre essere perseveranti e vigilanti nel nostro cammino di fede.
Il vescovo Carlo parla di sonnambuli spirituali che vivono nell’apparenza della fede, come i superstiziosi che vivono alla finestra.
Le superstizioni subentrano quando viene meno la presenza di Dio. Il sonno spirituale è pericoloso – afferma Monsignor Bresciani – non possiamo essere vivi spiritualmente senza la preghiera e i sacramenti.
Il cristiano non può vivere la propria vocazione in maniera individuale, perché egli o è comunità o non può esser definito tale e la perseveranza è fondamentale per costruire relazioni. Occorre agire per essere quel peso che inclina il piano. Dobbiamo avere il coraggio di convertirci e credere, dobbiamo decidere da che parte stare, dentro o fuori la finestra. La vita è decisione se non decidi non vivi.
Etimologicamente decidere significa tagliare, infatti quando si taglia, si separa, si crea una via tra due cose che diventano l’una indipendente dall’altra. Decidere è risolvere, è risolversi, scindersi per scegliersi e intraprendere un cammino che derivi da una presa di posizione coraggiosa. Scegliere è difficile, in mezzo alla tentazione che è parte della nostra vita, essa ci distoglie dai nostri obiettivi; dobbiamo vegliare, non dobbiamo dormire come Eutico. Occorre non pretendere troppo dalla nostra forza, la tentazione viene dalla nostra debolezza “ quando sono debole, e allora che sono forte”: sapere dove si è deboli e questa la vera forza dell’uomo.
La peggior tentazione è lo stare nel mezzo nella tiepidezza. Bisogna evitare di stare nell’ambiguità perché la superficialità ci porta al sonno spirituale, e ci fa rimanere immaturi. Se non si mette passione in ciò che si fa si resta in superfice. Bisogna sostare e gustare, perché la crescita nella conoscenza deve essere continua e costante nel tempo, non è questione solo di fede, è realtà della vita. Dobbiamo avere il coraggio di non conformarci alla mondanità di questo tempo, non possiamo lasciarci trascinare, bisogna capire ciò che è bene, avere la forza di andare controcorrente per essere protagonisti della nostra esistenza.
Eutico rappresenta ognuno di noi e la consolazione più grande è che proprio come ha fatto con lui, Paolo ci abbraccia e ci riconduce vivi nella comunità. Paolo è la Chiesa che viene verso di noi, che ci salva e ci consola, ma noi dobbiamo essere pronti ad amare perché senza un cuore che ama, rischiamo come Eutico di capitolare dal “terzo piano” della nostra esistenza. Seguire Cristo in questa maniera non è qualcosa di semplice, necessita di forza e perseveranza, ma è anche un cammino che ti riempie la vita, rendendola degna di essere vissuta.

Marco Sprecacè: