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Santa Marta: “A volte il diavolo fa dubitare che qualcosa sia eretico…”

(Zenit)

di Salvatore Cernuzio

Anche Giovanni Battista aveva dei dubbi; d’altronde “i grandi si possono permettere di dubitare, perché sono grandi”, anzi “è bello” che lo facciano perché “sono sicuri della vocazione”. Ma ci sono anche alcuni che “ogni volta che il Signore fa vedere loro una nuova strada del cammino entrano nel dubbio: ‘Ma questo non è ortodosso, questo è eretico, questo non è il Messia che io aspettavo’. Il diavolo fa questo lavoro e qualche amico anche aiuta, no?”.

Ogni riferimento è puramente casuale nella omelia del Papa a Santa Marta, tutta incentrata sulla figura del Battista. Il suo esempio è “un bel programma di vita cristiana”, sottolinea il Pontefice: Giovanni, l’ultimo della schiera di credenti cominciata con Abramo, è “quello che predica la conversione, quello che non usa mezze parole per condannare i superbi, quello che alla fine della vita si permette di dubitare”.

Egli non era un uomo “vestito con abiti di lusso” come “qualcuno negli episcopi”, non era neanche “una canna agitata al vento”, bensì “un profeta”, anzi “più che un profeta”, “l’ultimo dei profeti” perché dopo di lui c’è il Messia. Viveva nel deserto, predicava e battezzava; diceva la verità a farisei, sacerdoti e dottori della legge, ma accoglieva la gente con “amore pastorale”, comprendendo il fatto che per molti si trattasse di un “primo passo”.

Insomma, Giovanni Battista era “un uomo fedele a quello che il Signore gli aveva chiesto”, afferma Papa Francesco, e proprio perché fedele era “un grande”. Questa grandezza traspariva nella sua predicazione: “Predicava forte – sottolinea Bergoglio – diceva delle cose brutte ai farisei, ai dottori della legge, ai sacerdoti, non diceva loro: ‘Ma cari, comportatevi bene’. No, semplicemente diceva loro: ‘Razza di vipere’. Così semplicemente.… Non andava con sfumature. Perché si avvicinavano per controllare e per vedere ma mai col cuore aperto: ‘Razza di vipere’. Rischiava la vita, sì, ma lui era fedele. Poi a Erode, in faccia, gli diceva: ‘Adultero, non ti è lecito questo vivere così, adultero!’. In faccia!”.

Mai nessuno potrebbe comportarsi così ai nostri tempi: “Se un parroco oggi nell’omelia domenicale dicesse: ‘Fra voi ci sono alcuni che sono razza di vipere e ci sono tanti adulteri’, di sicuro il vescovo riceverebbe lettere di sconcerto: ‘Ma mandate via questo parroco che ci insulta’”, osserva il Papa.

Giovanni Battista, invece, continuava a “insultare” perché “fedele alla sua vocazione e alla verità”. Allo stesso tempo con la gente era comprensivo: ai pubblicani, peccatori pubblici perché sfruttavano il popolo, diceva: “Non chiedete più del giusto”. “Incominciava da poco. Poi vedremo. E li battezzava”, evidenzia Francesco. Anche ai soldati, “i poliziotti” di allora, chiedeva di non minacciare né denunciare nessuno e di accontentarsi del loro stipendio. “Questo vuol dire non entrare nel mondo delle tangenti”, precisa il Pontefice, “quando un poliziotto ti ferma, ti fa la prova dell’alcol, c’è un po’ di più: ‘Eh, no, ma… Quanto? Dai!’”.

Questo no: Giovanni battezzava i peccatori perché vedeva da parte loro un “minimo passo avanti” e “sapeva che con questo passo poi il Signore faceva il resto”. Infatti, tutti si convertivano. Quindi lui era anche “un pastore che capiva la situazione della gente e l’aiutava ad andare avanti col Signore”.

Ma, nonostante questa grandezza, nonostante questa forza, anche il Battista “aveva momenti bui, aveva i suoi dubbi”. In carcere, ad esempio, rammenta il Pontefice, egli dubita di Gesù “perché era un Salvatore non come lui lo aveva immaginato”. Invia quindi due discepoli a chiedergli se fosse proprio Lui il Messia. E la risposta che ottiene è una risposta chiara, sottolinea il Papa: “I ciechi riacquistano la vista, i sordi odono, i morti risuscitano”.

Il Papa conclude l’omelia esortando a chiedere a Giovanni “la grazia del coraggio apostolico di dire sempre le cose con verità, dell’amore pastorale, di ricevere la gente col poco che può dare, il primo passo. Dio farà l’altro”. Anche bisogna chiedere “la grazia di dubitare”: “Tante volte, forse alla fine della vita, si può uno chiedere: ‘Ma è vero tutto quello che io ho creduto o sono fantasie?’, la tentazione contro la fede, contro il Signore”.

“Che il grande Giovanni – è la preghiera di Francesco – che è il più piccolo nel regno dei Cieli, per questo è grande, ci aiuti su questa strada sulle tracce del Signore”.

Sara De Simplicio: