La “novella Pentecoste per la Chiesa”, intuizione che fu di San Giovanni XXIII, si concretizza ora anche in una specifica riflessione teologica che “si affianca e vivifica quella tradizionale”, denominata “la teologia del terzo articolo”: quello del Credo dedicato allo Spirito santo sul quale si centra la prima predica di Avvento. “Nel simbolo, ‘che è Signore’ – spiega padre Cantalamessa – vuol dire cha appartiene alla natura divina, è una dichiarazione della natura dello Spirito Santo”. Spirito Santo ha dunque natura divina e dà “vita divina”, cioè ci fa vivere Cristo “attraverso il Battesimo, i sacramenti, la Parola di Dio, la sofferenza accettata in unione con Cristo”. Esso “procede dal Padre”, non per “generazione”, precisa il predicatore, ma per “spirazione”. Ancora, non è semplice “modo di agire di Dio”, è una “relazione”: è “il noi di Dio, è il noi del Padre e del Figlio è il vincolo di unione tra il Padre e eil Figlio”. Anche l’azione carismatica dello Spirito santo è espressa nel Credo: “e ha parlato per mezzo dei profeti”. Il riferimento in questo caso lacunoso è infatti solo all’Antico Testamento e non dà conto di come e quanto lo Spirito santo è presenza viva. “Si resterebbe delusi perciò se si volesse trovare nell’articolo sullo Spirito santo tutto, o anche solo il meglio, della rivelazione biblica su di lui”.