Avvento

DIOCESI – Lectio delle Monache Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto sulle letture di domenica 27 novembre.

“Si riparte! Ancora una volta incontriamo sulla nostra strada il tempo liturgico dell’Avvento.

E, ancora una volta, vivremo quattro settimane caratterizzate dall’invito a vegliare, attendere, camminare…

Ma vegliare per cosa? Attendere chi o cosa? Il Bimbo che nasce? Il Verbo fatto carne?

L’Eterno che entra nella storia?

«Fratelli – ci dice San Paolo – … consapevoli del momento, è ormai tempo di svegliarvi dal sonno!».

Oggi inizia l’Avvento, finalmente: un tempo di grazia, un tempo privilegiato che ci viene dato per ritagliarci uno spazio di consapevolezza.

Penso che, spesso, ognuno di noi, si trovi a vivere l’esperienza di una vita che passa, con i suoi desideri, le sue delusioni, le sue scoperte e le sue pause, le sue paure e le sue ironie, i suoi entusiasmi e i suoi fallimenti. Passa, e fatichiamo a tenerla ferma in un punto attorno a cui far girare tutto il resto.

E’ l’esperienza, ci dice Gesù nel Vangelo, degli uomini al tempo di Noè: «… mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venni il diluvio e travolse tutti…».

… non si accorsero di nulla: non erano di certo cattive persone ma si sono lasciate portare e, alla fine, travolgere dal diluvio di parole e cose che ciascuno di loro giustamente viveva … che ciascuno di noi, oggi, giustamente e necessariamente vive!

Questo viene a ricordarci l’Avvento: abbiamo assoluto bisogno di “fermarci”, di guardare dove stiamo andando, noi e tutta la nostra storia! Abbiamo assoluto bisogno di capire come trovare il Dio fatto volto, il Dio divenuto incontrabile!

Leggiamo nella prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri».

Siamo pellegrini, inesperti di cammino, viandanti che, come canta il salmista, vogliono fermare i propri piedi alle porte di Gerusalemme, che vogliono “stabilire” la propria vita nel Signore, perché la vita abbia una direzione.

E scopriamo, come prosegue il profeta Isaia, che «… da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la Parola del Signore»; scopriamo, cioè, che è la Parola stessa a venirci incontro e a donarci la possibilità e l’opportunità di leggere la nostra storia, affinché essa abbia un senso, una direzione.

Vigilare è esercitare l’intelligenza, la riflessione, il pensiero, il cuore sul tempo e sulle situazioni che siamo chiamati a vivere: tutto lasciandoci lavorare dalla Parola, lasciando che la Parola parli alla nostra vita, lasciando che il Vangelo diventi occasione di vita per la nostra vita e non rimanga libro morto, chiuso, da spolverare solo in occasione di qualche incontro particolare o la domenica quando prendiamo parte alla celebrazione eucaristica.

Lasciamo spazio alla Parola “che viene” in questo tempo di Avvento: un minuto, un quarto d’ora, la Parola del giorno, la Parola della domenica…

Vogliamo destarci dal sonno? Vogliamo uscire dal buio? Nessun altra possibilità che dare spazio alla Parola, dare spazio a Cristo che, attraverso di essa, ogni giorno, chiede di incontrarci per dare senso e direzione alla nostra esistenza.”

 

 

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