SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ieri, domenica 13 novembre, oltre alla chiusura dell’Anno Santo della Misericordia, si è celebrata anche la Festa di Santa Maria del Soccorso.
Ecco di seguito le parole pronunciate da Sua Ecc. Mons. Bresciani durante l’omelia.
Per restar in tema l’Anno Giubilare, è necessario tener presente che quando predisponiamo il cuore alla misericordia, sia quella che riceviamo da Dio sia quella che siamo invitati a dare agli altri, noi stiamo già entrando concretamente in quella comunione con il Signore che poi durerà per sempre. In questo momento, vicino alla chiusura dell’anno liturgico, dobbiamo anche ricordarci che la chiusura del tempo non è la morte di Dio. La chiusura del tempo segna l’inizio del tempo di Dio: per questo dobbiamo vivere la nostra vita sotto quest’ottica, e cioè leggerla come un tempo donatoci da Lui e nel quale Lui si fa presente ogni giorno. Non condivido, infatti, certe prospettive che mostrano solo la negatività di questi tempi. Certo, è vero che nel mondo c’è anche il male, ma soffermiamoci soprattutto a guardare come in questo mondo Dio sta agendo, come ci è vicino anche nelle difficoltà, quando anche non togliendole ci aiuta a passarvi dentro. Ogni momento, infatti, è un momento di grazia, cioè un’occasione di comunione possibile con Lui. E, come dice San Paolo ai Tessalonicesi, noi dobbiamo vivere la nostra vita laboriosamente, cioè senza né l’ossessione del produrre né quella del passato, ma anche senza pensare ad accumulare. Insomma, darci da fare per non essere di peso a nessuno. E qui è doveroso ricordare anche tutti quelli che, in questo ospedale come in tanti altri, spendono la loro vita per aiutare gli altri. Ovviamente non è l’unico modo per farlo ma vista l’occasione è giusto esprimere un pensiero per loro, anche perché ricordare vuol dire aprire una porta alla gratitudine, sia quella che dovremmo nutrire nei confronti di Dio (visto che ci mostra continuamente la sua misericordia, il suo perdono, il suo amore) sia quella per il prossimo. E’ fondamentale, infatti, anche imparare ad avere gratitudine per chi ci sta accanto, per chi ci fa del bene, anche solo in cose semplici e piccole…perché ogni persona che ci fa un dono merita un “grazie” : una parola, questa, che non solo arricchisce l’altro ma che arricchisce soprattutto noi stessi. Un cuore grato è un cuore ricco, mentre un cuore ingrato è un cuore che sarà sempre povero. Sappiamo, dunque, apprezzare sia i doni che il Signore ci dà direttamente sia quelli che ci manda attraverso le persone che incontriamo e con essi cerchiamo insieme di costruire una comunità nella quale imparare a volerci un po’ più bene. Non si finisce mai di imparare questo, di costruire una felicità in questo mondo, specchio di quella promessaci poi alla fine dei tempi da Gesù, da Colui che ci ha chiesto di non avere paura anche nelle difficoltà, perché se perseveriamo nella sua direzione noi avremo salva la nostra vita, in questo mondo e nell’altro.
0 commenti