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Il Papa in Georgia: l’abbraccio con poveri, malati, anziani e disabili

Di Fabio Zavattaro

“Nell’Unione sovietica non c’erano i disabili perché non potevano nascere, nel Paese della felicità, persone con disabilità. Spesso li lasciavano morire o venivano nascosti nelle case”. Padre Pawel Dyl, superiore dei Camilliani in Georgia, accoglie Papa Francesco nel centro che l’ordine di San Camillo ha aperto nella capitale Tbilisi. Ed è qui che Francesco vedrà i volontari e quanti operano nella struttura. “La malattia – dice ancora padre Pawel – non è un castigo di Dio, come spesso alcuni predicano, ma la possibilità per tutti di avvicinarsi ai concetti di fratellanza, misericordia e compassione”.

Si chiama Centro di assistenza “Redemptor hominis” e si trova nel quartiere Temka, uno dei più difficili della periferia della capitale, con edifici e strutture stile sovietico, ed è in funzione dal 1998. Prima il poliambulatorio, poi, dal 2003, l’opera dei Camilliani per i disabili, e dal 2012 la creazione di un centro diurno rivolto alle persone diversamente abili. Il complesso è stato voluto da Giovanni Paolo II, che ha visitato il Paese nel 1999, ed è stato realizzato dalla Caritas italiana e da altri organismi di volontariato cattolici.

Le persone che si rivolgono al centro sono per lo più poveri, malati, anziani e portatori di handicap. Un’opera che ha avuto anche il compito di accogliere quanti si sono trovati ai margini della società in un Paese uscito a pezzi dopo la fine dell’Unione sovietica e ferito da una guerra civile e da due conflitti armati nelle zone separatiste dell’Abcasia e dell’Ossezia del sud, di cui ancora si avvertono le conseguenze e non solo per la presenza di profughi che sono stati costretti a lasciare le loro case.

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