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Papa Francesco all’Angelus: “L’ospitalità è una virtù oggi trascurata”

Di Luca Marcolivio

Per potersi dire veramente cristiana, l’ospitalità deve essere accompagnata dall’ascolto. Lo ha sottolineato papa Francesco commentando il Vangelo odierno (Lc 10,38-42), che narra la visita di Gesù in casa di Marta e Maria.

Durante l’Angelus, il Santo Padre ha messo in luce come le due sorelle di Lazzaro “offrono accoglienza al Signore, ma lo fanno in modi diversi”: Maria si pone ai piedi di Gesù e “ascolta la sua parola” (v. 39), mentre Marta è presa dalla preparazione del cibo e della casa per l’ospite e rimprovera la sorella di non aiutarla (v. 40).

Maria in realtà, ha ricordato il Pontefice, si è presa la “parte migliore”, perché si è messa adascoltare Gesù. “Nel suo affaccendarsi e darsi da fare, Marta rischia di dimenticare la cosa più importante, cioè la presenza dell’ospite, di Gesù”, ha sottolineato il Papa.

“L’ospite – ha proseguito – non va semplicemente servito, nutrito, accudito in ogni maniera. Occorre soprattutto che sia ascoltato, accolto come persona, con la sua storia, il suo cuore ricco di sentimenti e di pensieri, così che possa sentirsi veramente in famiglia”.

Quando poi Gesù replica a Marta, le ricorda che “una sola è la cosa di cui c’è bisogno – trova il suo pieno significato in riferimento all’ascolto della parola di Gesù stesso, quella parola che illumina e sostiene tutto ciò siamo e che facciamo”.

Nella casa di Marta e Maria, Gesù viene come “pellegrino” e come “ospite”. È come se avesse detto: “Marta, Marta, perché ti dai tanto da fare per l’ospite fino a dimenticare la sua presenza?”. Per accogliere un ospite, ha ribadito il Santo Padre, “non sono necessarie molte cose; anzi, necessaria è una cosa sola: ascoltarlo, dimostrargli un atteggiamento fraterno, in modo che si accorga di essere in famiglia, e non in un ricovero provvisorio”.

L’ospitalità, ha detto ancora il Pontefice, è una virtù che “nel mondo di oggi rischia di essere trascurata”: sebbene si moltiplichino le “case di ricovero” e gli “ospizi”, non sempre in questi ambienti “si pratica una reale ospitalità”, ha lamentato Bergoglio.

“Si dà vita a varie istituzioni – ha detto – che provvedono a molte forme di malattia, di solitudine, di emarginazione, ma diminuisce la probabilità per chi è straniero, emarginato, escluso di trovare qualcuno disposto ad ascoltarlo”.

“Persino nella propria casa, tra i propri familiari, può capitare di trovare più facilmente servizi e cure di vario genere che ascolto e accoglienza”, ha poi concluso il Papa.

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