È il messaggio che il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, ha rivolto ieri nella sua prolusione al Congresso nazionale della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana), apertosi a Chieti. Presente della nostra diocesi Marco Sprecacé. Domani pubblicheremo l’intervista di Marco a Mons. Galantino.
Ma l’ascolto, ha aggiunto il presule, deve essere anche “della storia di una società che fa fatica a trovare e a indicare motivi sufficienti per uscire da visioni miopi e ripiegate su se stesse; una società che trova più facile innalzare muri che creare ponti percorribili. Una società che presenta anche e comunque segni straordinariamente positivi e germi di vita bisognosi di essere presi in carico e sviluppati”. “Non vorrei che, dinanzi ai preoccupanti segnali negativi che purtroppo caratterizzano il nostro presente – mancanza di lavoro, poca o scarsa considerazione per tutto ciò che è cultura, disinteresse diffuso nei confronti della ricerca, populismi striscianti e purtroppo gratificanti – finissimo per rassegnarci all’ineluttabilità”, ha osservato Galantino citando Bernanos (che “ricordando le vittime della Prima Guerra Mondiale, soprattutto quelle perite presso la trincea del bacino parigino del fiume Marne”, “mette in bocca ai più giovani tra i morti un’amara constatazione: ‘Abbiamo chiesto ai nostri padri una ragione per vivere ed essi ci hanno mandato a morire nelle trincee’”).