Seminarista 7Di Riccardo Lenci (III anno)

SEMINARIO REGIONALE MARCHE – “E’ bene aspettare in silenzio la salvezza del Signore” dice il Libro delle Lamentazioni (3,26), presentandoci l’attesa silenziosa come condizione fondamentale per la salvezza.

Davvero il silenzio è indispensabile per poter ascoltare la voce del Signore vivente e fare con Lui quell’incontro che trasforma la vita, salvandola dall’angoscia della morte. Solo un silenzio in cui non siamo distratti continuamente dai condizionamenti esterni e dalle tante voci che abitano dentro di noi e intorno a noi, permette l’ascolto della voce che ha rotto il silenzio primordiale della creazione (Gen1,1-3) e che da allora sempre ha comunicato con l’uomo e sempre lo farà. Il “silenzio di Dio” è solo la nostra incapacità di ascoltarlo: la nostra resistenza ad entrare in contatto profondo con noi stessi e ascoltare la voce interiore del cuore, dove risuona quella di Dio, che con la sua parola ci crea e ci ama. Ascoltando la sua voce inconfondibile e indimenticabile possiamo veramente sentire la chiamata, comprendere ciò che ha pensato per noi ed essere pronti ad accogliere la croce come strumento di salvezza.

Per questo i seminaristi del Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Ancona dedicano due settimane all’anno all’esperienza degli Esercizi Spirituali, caratterizzati dal silenzio continuo e profondo per favorire la preghiera, il dialogo interiore e l’ascolto dello Spirito. Per ciascuno di noi gli esercizi spirituali sono un’esperienza molto intensa dove ci si ricarica spiritualmente, si fa il punto del proprio cammino e, soprattutto, ci si mette in ascolto della Parola di Dio che è sempre nuova, viva e rivelatrice.

Quest’anno la consueta settimana di esercizi dopo il periodo estivo è stata sostituita dal viaggio-studio in Terra Santa, dal 10 al 20 Settembre. Evidentemente non abbiamo vissuto il silenzio caratteristico degli esercizi, ma potremmo dire che non ce n’era bisogno, perché in quei luoghi Dio parla direttamente, anche nel frastuono degli uomini. Il secondo momento dell’anno in cui viviamo gli esercizi spirituali è la Quaresima, tempo in cui tutta la Chiesa intensifica l’impegno nella conversione in preparazione alla Pasqua gloriosa di Cristo. Solitamente in Quaresima ci si divide in più gruppi, perché i tre bienni fanno tipi di esercizi diversi. Quest’anno i seminaristi del primo biennio, dal 17 al 21 febbraio, sono saliti sui monti fabrianesi, al Monastero di San Silvestro, dove condividendo la preghiera dei monaci Benedettini Silvestrini, sotto la guida sapiente del vice priore Dom Lorenzo Sena, hanno meditato sulla ricerca di Dio, la fede, la preghiera e la lectio divina.

A partire dal Secondo Biennio ci viene fatta la proposta degli esercizi ignaziani, che introducono al discernimento spirituale secondo il metodo elaborato da sant’Ignazio di Loyola. Così un gruppo si è recato in riva al mar Tirreno, a Santa Severa (Roma), per partecipare, dall’11 al 17 marzo, alla prima settimana di esercizi spirituali ignaziani, guidati da don Gian Battista Rizzi e dall’èquipe del Centro Aletti. Altri due seminaristi sono andati, dall’11 al 18 marzo, a Montauto di Anghiari (Arezzo), dalle Suore di Nostra Signora del Cenacolo, per vivere la seconda settimana di esercizi spirituali ignaziani.

Per completare il quadro della comunità, mancano a questa veloce rassegna solo i seminaristi prossimi all’ordinazione diaconale o presbiterale, e i giovani che si dispongono ad entrare nel cammino formativo del Seminario vivendo il tempo propedeutico. I primi sono invitati ad organizzarsi personalmente per il loro tempo di esercizi, mentre i propedeuti hanno vissuto gli esercizi spirituali dal 15 al 20 novembre, a Villa Nazareth di Fermo, guidati da don Giuseppe Sovernigo, che, come ogni anno, ha introdotto i futuri seminaristi al cammino formativo sia umano sia spirituale attraverso un’intensa meditazione sulla sequela dell’apostolo Pietro.

Nell’insieme l’esperienza degli esercizi spirituali definisce il Seminario come una comunità in ascolto silenzioso della voce della Trinità che crea chiamando e, continuando il dialogo con le sue creature, le plasma e le invia come testimoni di quanto la sua Grazia opera misteriosamente nella nostra vita e nella storia.

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