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Monsignor Galantino spiega come vengono spesi i soldi dell’8×1000

Zenit

Si è celebrata ieri in Italia la Giornata di sensibilizzazione per il sostegno economico alla Chiesa Cattolica. Una giornata per ringraziare quanti aiutano e quanti ancora sono pronti a farlo.

Purtroppo il clima politico è condizionato da scontri e polemiche, questo si riflette anche nel sostegno che la Chiesa riceve attraverso le dichiarazioni a favore dell’8×1000 che i cittadini esercitano liberamente.

Non passa settimana senza che qualche organo di informazione non avanzi critiche nei confronti dei contributi raccolti e spesi dalle Chiese cattoliche. A questo proposito, mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale italiana, in una intervista rilasciata alla Radio Vaticana, ha voluto fare alcune precisazioni.

Grazie all’8×1000 che gli italiani hanno destinato liberamente alla Chiesa Cattolica solo nel 2015, sono stati realizzati nel Terzo Mondo 748 progetti, per un importo totale di 94 milioni di euro, ha spiegato il presule. Inoltre, diocesi e parrocchie sono in prima fila nell’aiuto a poveri, emarginati e rifugiati. Un impegno che si rafforza in questo Anno della Misericordia.

Il segretario della Cei ha sottolineato che “la Chiesa cattolica non si interessa agli ultimi perché ci sono i soldi dell’8×1000 da spendere: lo ha sempre fatto! Oggi, grazie all’8×1000 può fare di più”.

Oltre a spendere i proventi per i poveri, per gli immigrati, per la promozione umana e per quella culturale, monsignor Galantino ha ricordato che la Chiesa cattolica utilizza una parte della raccolta anche per il sostentamento del clero, con cifre assolutamente lontane da quelle che vengono pubblicate.

“Sono vescovo da quattro anni – ha detto all’emittente  – e non ho mai percepito 3 mila euro mensili, come ho letto su un settimanale qualche giorno fa… lo stipendio di un sacerdote è intorno ai mille euro”. E ha aggiunto: “Dal 2009 non viene rivalutato lo stipendio né dei sacerdoti né tantomeno dei vescovi”.

Per evitare pregiudizi Galantino ha ricordato anche che nelle spese di culto vanno contemplati i tanti cantieri di edilizia, di culto e di restauro dei beni culturali. Attualmente sono 920 i cantieri aperti. Migliaia di persone mantengono la loro famiglia, lavorando in questi cantieri. Vengono conservati, custoditi e resi fruibili veri e propri tesori di arte e di cultura altrimenti destinati ad andare in malora e, infine, vengono costruiti luoghi di aggregazione.

Riguardo alle tante mansioni sociali che le Chiese svolgono, mons. Galantino ha ricordato l’accoglienza di 25 mila immigrati, oltre al lavoro e all’assistenza delle mense Caritas presenti nei piccoli e nei grandi centri.

In merito agli investimenti realizzati nel Terzo Mondo, nel 2015 sono stati 748 progetti, per un importo totale di 94 milioni; nel 2016 – fino ad oggi – sono stati già approvati 67 progetti, per un importo di 23 milioni e mezzo. “Quello che gli Stati o lo Stato o il governo riescono a fatica a fare, – ha sottolineato il segretario Cei – la Chiesa lo fa da sempre!”.

La Chiesa cattolica, inoltre, non è l’unica che beneficia dell’8×1000: “Non è una colpa della Chiesa cattolica se riscuote tanta fiducia”, ha detto il vescovo. Inoltre la distribuzione l’8×1000 è un esempio di partecipazione democratica, si tratta di una “adesione volontaria fatta in totale libertà”.

Da ricordare poi che ogni anno la Conferenza Episcopale italiana consegna al governo un bilancio in cui viene precisato come viene speso l’8×1000; e tutti i bilanci sono pubblici. Ogni diocesi pubblica infatti annualmente il suo bilancio sul Bollettino diocesano o sul sito della diocesi.

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