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AUSTRIADopo la decisione del Governo austriaco di limitare l’ingresso ai migranti, fa discutere la scelta di mons. Ägidius Johann Zsifkovics, vescovo di Eisenstadt, nel Burgenland, nonché presidente della Commissione episcopale austriaca per i migranti e l’integrazione. Il presule ha intenzione di opporre una dura resistenza alla costruzione di barriere sul suolo della sua diocesi.

“Con ogni fibra del mio corpo affermo che è impossibile per me accettare che nel 21° secolo si possano costruire dei recinti, destinate a diventare un feticcio”, ha detto. Il vescovo è nato nel 1963 a Güssing, al confine con l’Ungheria, e sottolinea di aver sperimentato “tutte le umiliazioni di una zona di confine”. Ricorre poi alle Scritture per avvalorare la sua posizione: “Ho sempre ricordato che la Sacra Famiglia è stata una famiglia di rifugiati e chi pensa altrimenti non rappresenta il Vangelo”.

Intervistato dai media locali, mons. Zsifkovics afferma: “Comprendo le paure delle persone. Però sarei un cattivo vescovo, se non sapessi dare a queste paure una risposta cristiana. E questa non è lo steccato. Semmai, in caso di necessità, un buco nello steccato!”.

Sulla sua stessa lunghezza d’onda il portavoce della diocesi di Eisenstadt, Dominik Orieschnig, il quale afferma che costruire muri sarebbe una “chiara rottura con il messaggio della Chiesa” oltre che “del tutto contraria allo spirito del Vangelo”.

 

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