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A tu per tu con Giuseppe Raio che sarà ordinato sacerdote: “Pregate per me”

DIOCESI – Sabato 30 Aprile alle ore 21.00 presso la Cattedrale Madonna della Marina in San Benedetto del Tronto, Giuseppe Raio sarà ordinato sacerdote dal Vescovo Carlo Bresciani. Per l’occasione la nostra redazione ha intervistato Giuseppe al fine di farsi raccontare il suo percorso vocazionale e non solo.
Leggi la lettera del Vescovo Carlo Bresciani, clicca qui

Giuseppe parlaci della tua famiglia
Siamo una famiglia di origine napoletana. Mio padre si chiama Raffaele, mia madre Assunta e mio fratello Salvatore, più grande di me di cinque anni.

Cosa sognavi di fare da bambino?
A dire il vero i miei sogni si sono rivelati a me stesso man mano che crescevo. Nonostante frequentassi una scuola calcio non ho mai pensato di diventare un calciatore, piuttosto ho pensato che la musica potesse essere una buona strada.. ma poi mi sono ritrovato qui a San Benedetto e tutto è cambiato… Una volta diventato grande pensavo di dedicarmi all’università, mi piaceva molto la filosofia, ma magari il giorno dopo, mentre aprivo una impresa di pulizie con mia madre, pensavo di entrare nell’arma dei Carabinieri e sposarmi chissà dove…

Quale è stato il tuo percorso di fede?
La mia famiglia ritorna in Chiesa dopo diversi anni. Mio padre verso i suoi 40 anni sentì il bisogno di doversi riavvicinare e cominciò a frequentare la parrocchia in occasione della cresima di mio fratello e della mia prima comunione. Dopo un paio d’anni, quando eravamo ancora a Napoli, i miei genitori, insieme a mio fratello iniziano l’esperienza del cammino neocatecumenale. Io avevo una decina di anni e così ho avuto la fortuna di crescere in parrocchia, vivendo il cammino Acr, l’oratorio e verso i 14 anni mi piacque iniziare la stessa esperienza di fede che stavano vivendo i miei genitori e così mi inserii in una comunità neocat. Nel giugno del 2001, all’età di 16 anni, dopo aver terminato il terzo liceo scientifico arrivai a Centobuchi con la mia famiglia in seguito a delle difficoltà lavorative di mio padre, e inevitabilmente mi scontrai con tutte le difficoltà del caso.

Ma soprattutto tante furono le domande che mi posi davanti a questo stravolgimento… perché un Dio che ama e vuole bene all’uomo  ha permesso che mi ritrovassi a 350 Km di distanza dalla mia cara città, dai miei amici, dai miei parenti, da tutto ciò che di più caro avevo? Cosa avevo fatto di male??

Queste e tantissime altre domande mi portarono a vivere durante il proseguo della mia adolescenza una lunga e faticosa ricerca di verità, di senso, di felicità che trovarono riposta solo in Dio e finalmente dopo svariati esperimenti falliti, ebbi il coraggio di  invocare, durante una notte,  il nome di Gesù Cristo e da Lui mi sentii compreso e amato! Per fortuna la bella esperienza di Chiesa che avevo avuto quando ero ancora a Napoli fu di grande sostegno in questa fase della mia vita e nonostante i miei mille dubbi e incertezze, trovai rifugio nellla Parola di Dio e nei Sacramenti. E fu così che un giorno, nel bel mezzo degli esami di maturità, durante un incontro per giovani a Loreto, nacque la mia domanda di vocazione, cosa fare del mio futuro?! nel fondo volevo una vita bella e non superficiale, una vita piena che potesse essere utile per me e per gli altri …. fu in quell’occasione che intuii che Dio mi stesse chiamando al sacerdozio e da lì a poco chiesi alla Chiesa di aiutarmi a fare discernimento.

Quando ti sei reso conto che questa poteva essere davvero la tua vita?
Questa fase è venuta molto più tardi, quando ero già in seminario: sono entrato in seminario credendo a questa chiamata ma era una chiamata tutta da scoprire, quindi mi lasciai guidare soprattutto dai formatori e giorno dopo giorno mi si rivelava la volontà di Dio attraverso i fatti semplici ma concreti delle mie giornate: ma la sua Parola è stata certamente un’ottima “lampada per i miei passi”…

Come hai vissuto gli anni di seminario?
Sono stati anni lunghi e intensi. Ho iniziato il mio seminario missionario diocesano “Redemptoris Mater” a Strasburgo legato al cammino neocatecumenale. Ho sentito che il Signore mi stava chiamando a fare questa esperienza missionaria e con gioia ho lasciato tutto e sono partito. Per un anno ho studiato la lingua francese e poco a poco ho cominciato ad integrarmi in una cultura abbastanza diversa dalla nostra. In seguito per tre anni ho seguito i corsi di teologia cattolica e ho vissuto varie esperienze di missione sia estive che invernali, portandomi a scoprire un po’ l’Europa così come anche altri continenti; la mia ultima missione di sei mesi l’ho fatta in Lussemburgo, accompagnando un parroco. Lì il Signore mi ha rivelato a poco a poco la sua volontà anche attraverso degli imprevisti che si sono rivelati fondamentali per la mia crescita umana e quindi spirituale. Fu così che rientrai in Italia, nella nostra diocesi, e da lì a un anno, aiutato dai formatori decisi di rimanere in diocesi e proseguire il mio cammino formativo nel seminario regionale di Ancona.

Come potresti raccontare il seminario a un ragazzo?
È un tempo bello e intenso; un luogo di grandi scoperte e riscoperte di sé e di Dio; un tempo dove si imparare a vivere relazionandosi con Dio e con gli altri.. se ci si mette in gioco sono davvero tanti i doni che si ricevono.

Una parola che associ al seminario.
“Casa”. Perché si crea un ambiente familiare in cui puoi sentirti Chiesa vera e vedere i fratelli che insieme a te camminano seguendo il Signore, che si lasciano guidare dalla Chiesa qualunque sia la volontà di Dio.

Nel tuo percorso hai avuto anche conferme della tua chiamata. Qual è un aneddoto che vorresti condividere?
Potrei raccontarne tantissimi di aneddoti, e forse alcuni potrebbero sembrare insignificanti, ma per me le esperienze più toccanti sono sempre state quelle legate all’evangelizzazione, all’annuncio del vangelo e alle testimonianze di fede che il Signore mi ha chiamato a dare lì dove lui voleva. E in zone scristianizzate è molto più facile vedere chi accoglie la novità del vangelo.. e se poi ciò è accaduto tramite la tua testimonianza.. lascio a voi immaginare la gratitudine che nasce nel cuore..  E’ vero che testimoniare la fede è una chiamata per tutti i cristiani, ma era soprattutto in quei frangenti che sentivo di mettere a servizio la mia vita perché in tanti potessero incontrare l’amore di Dio.

Molti giovani stanno lasciando le parrocchie perché non più attratti dal messaggio cristiano. Cosa ne pensi?
Li capisco perché anche io mi sono allontanato dalla Chiesa per un periodo, perché avevo una visione distorta di Dio. Tante possono essere le cause per le quali vanno via dalla Chiesa subito dopo i sacramenti dell’iniziazione cristiana o ancor prima.. ma di certo, se penso al periodo che ho vissuto nella mia adolescenza ciò che mi aiutò tantissimo fu l’aver trovato testimoni autentici che mi mostravano un Dio molto vicino alle mie difficoltà e che aveva il potere di intervenire nella mia vita e renderla stupenda… forse questo ci deve far riflettere.

Che cosa consiglieresti a un giovane? Come potrebbe ritrovare il proprio rapporto con la Chiesa?
Ancor prima di dare un consiglio a un giovane, mi verrebbe da chiedermi chi o cosa o perché e tramite quale mezzo un giovane dovrebbe ritrovare il rapporto con la Chiesa… l’esperienza delle missioni vissute anni fa mi dice che la dove c’è una comunità cristiana che evangelizza lì c’è possibilità che quella comunità cresca e si rinnovi. E’ la novità di Cristo che il giovane deve incontrare… allora a un giovane consiglierei di accettare la sfida del vangelo e di lasciarsi provocare dalla novità che esso porta e di sperimentare e toccare con le proprie mani se quello che la Chiesa grida da tanti anni è vero.

Il 30 aprile ci sarà la tua ordinazione. Come stai vivendo questi giorni di preparazione?
Sono giorni di attesa bella, forte, profonda, un’attesa gioiosa e misteriosa. Vi chiedo di pregare per me affinché il Signore mi conceda sempre l’umiltà per lasciarmi condurre la dove il Signore vuole. Il sentiero della mia vita è stato molto spesso tortuoso e impervio e in alcuni momenti del mio cammino mi è stata chiesta un’obbedienza “apparentemente” incomprensibile… Purtroppo non sempre la mia superbia mi ha lasciato tranquillo e accettare con amore i piani imperscrutabili di Dio non è stato sempre così scontato; ma chiedo il dono dell’umiltà perché alla fine i piani di Dio si sono sempre rivelati ricchi di sapienza, di bene e di felicità!

Ringrazio inoltre tutti coloro, in particolare i miei genitori, che a partire dal 24 settembre 2005, giorno della mia entrata in seminario, mi hanno sostenuto materialmente e spiritualmente aiutandomi ad arrivare fino a questo nuovo passo: devo al Signore, alla Chiesa e a loro ciò che sono oggi.

Redazione:

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  • Da questa intervista traspare entusiasmo di un uomo di fede,sará un grande produttore di conversioni.tanti auguri