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Vita consacrata: “la fecondità non dipende dai numeri, ma dalla qualità”.

“Il rapporto dei laici con i consacrati è uno dei cantieri di novità per la stessa vita consacrata. Essi non sono solo l’oggetto della pastorale ma il soggetto dell’evangelizzazione, sono partner e collaboratori. Perciò è necessario operare un cambiamento di mentalità che permetta di riconoscere accanto alla necessità di formare i laici quella di formarsi con i laici”. Lo ha affermato suor Mary Melone, rettore magnifico della Pontificia Università Antonianum, in occasione della presentazione del volume “Viaggio nella vita religiosa” (Lev) di Riccardo Benotti, che raccoglie le conversazioni con i superiori generali di quattordici Istituti religiosi. Secondo suor Melone dalle pagine del libro emerge come la vita consacrata trovi “la sua ragion d’essere nella sequela, nella passione per Cristo, nell’amore per lui che porta con sé la capacità di vivere relazioni profonde e una vera amicizia con tutti”. Per questo “i voti sono una vera sfida per la vita consacrata. Questa grandezza è affidata alla fragilità degli uomini e del loro quotidiano”. “La questione – ha aggiunto citando alcune interviste – non è se siano facili o difficili, ma se danno gioia. E i voti la danno, perché parlano di libertà, bellezza e felicità”. Suor Melone ha poi evidenziato come “superficialità” sia “una parola ricorrente nelle risposte dei superiori generali attorno alla quale si condensa la loro fondamentale preoccupazione”. “Mi sarei aspettata un’analisi più centrata sul problema delle strutture, dell’uso del denaro, di scandali che hanno causato un forte dolore. Per questo mi ha colpito molto che la condivisa preoccupazione sia la superficialità dilagante anche nella vita consacrata, la povertà interiore, la vita senza orizzonti”. “Questa preoccupazione sembra sia maggiore di quella che riguarda il calo numerico”, ha proseguito suor Melone, per la quale “la scarsità di vocazioni costituisce una spinta a dare uno sguardo serio alla testimonianza evangelica della vita consacrata”. “La fecondità – ha ammonito – non dipende dai numeri, ma dalla qualità”

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