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Papa Francesco chiede perdono ai vinti senza storia

Di Fabio Zavattaro

Duemiladuecento metri di altitudine, tra boschi, valli e montagne che si stagliano all’orizzonte. È il Chiapas che Papa Francesco visita in questa quarta giornata del suo viaggio in Messico, stato povero all’estremo sud-est del Messico, terra di indigeni e porta di ingresso di migranti sudamericani. I vinti senza storia. Si potrebbero chiamare così i popoli indigeni, con le loro culture e tradizioni; popoli dimenticati sconfitti, disprezzati, esclusi. La tappa di Papa Francesco a San Cristobal de las Casas richiama alla mente la storia dei rapporti, spesso conflittuali, tra la Chiesa e le popolazioni aborigene. E per questo

il Papa chiede perdono a questi uomini e donne, perdono perché le loro tradizioni e culture sono state non di rado massacrate.

Tradizioni spesso oggi solo spettacolo per i turisti, come il caso dei voladores. Chi sono innanzitutto? Uomini che legati ad una corda in vita si calano da una ventina di metri a testa in giù. Sono quasi sempre in quattro, almeno questa era la loro tradizione, ma si sa per i turisti si possono anche cambiare i numeri. Rito religioso originariamente, associato al tema della fertilità. I quattro indios si calano lentamente girando attorno al lungo palo guidati dal ritmo di un tamburo e di un flauto. Compiono quattro giri che sommati assieme fanno 52, gli anni del calendario atzeca. Con ogni probabilità, è la richiesta di un nuovo giro della vita per le popolazioni autoctone. Originariamente solo tre tipi di alberi potevano essere abbattuti per dare origine al palo rituale. E anche questo fatto avveniva con un rituale religioso, lontano dalla terra di appartenenza della popolazione india, che era accompagnato da una richiesta di perdono per questa ferita alla natura.
Ha ragione Papa Francesco quando, nella sua omelia a San Cristobal de las Casas, dice che abbiamo ancora molto da imparare da queste popolazioni che amano la natura e considerano la terra non come un bene da possedere, ma un dono di Dio e degli antenati.

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