di Giuseppe Mariucci

MONTELPARO –  Non si può raccontare Montelparo, il suo splendido passato, le sue bellezze paesaggistiche, le sue aspirazioni turistiche e le sue ambizioni culturali prescindendo da uno dei suoi più grandi artisti viventi: Giovanni Beato.

Giovanni nasce il 1° di Novembre del 1948 a Montelparo. Fin da piccolo il talento artistico che incarnava era evidente in ogni suo lavoro.Ogni sua creazione si distingueva nettamente da quella dei suoi compagni di classe. E già era alla continua ricerca di elementi della natura nei quali intravedeva espressioni e forme. Da ogni passeggiata ritornava portando con sé pietre, pezzi di legno, radici, lamiere, ferri vecchi, scarti e ruderi di ogni forma e materiale: erano tutti elementi della natura che gli parlavano e, secondo il suo vedere e la sua sensibilità, gli si presentavano sotto le più diverse forme di espressione artistica! Ognuno di loro aveva per lui un significato particolare. E, da quelle apparentemente insignificanti “cose” era capace di ricavare vere e proprie opere d’arte! E per questo che, dopo le scuole medie, fu iscritto all’Istituto d’Arte.  E qui tutti si accorsero subito del valore del giovane artista Giovanni Beato!

Quello che segue è un aneddoto raccontato spesso, a tal proposito, da chi con lui condivise a Fermo gli anni degli studi!

“Era evidente, che Giovanni, fosse uno degli allievi emergenti della scuola! Fu adocchiato, e aveva solo sedici anni, da una nota fabbrica di statuette in ceramica di una cittadina marchigiana, nota per il turismo religioso. Gli fu proposto, dietro promessa di compenso di trentamila lire (somma importante per l’epoca), di eseguire il calco, di piccole dimensioni, di San Nicola da Bari. Giovanni fu rapido e, al tempo stesso, bravissimo. Gli amici, impressionati dalla bellezza di quanto eseguito, continuavano a ripetere alla statuetta, memori di quanto accaduto ad altro grandissimo artista, perché non parli? Perché non parli? Appena il pezzo fu pronto, Giovanni lo avvolse in un telo bianco, raggiunse la cittadina e lo consegnò. Una volta avuta in mano quella piccola, grande opera d’arte, chi glielo aveva commissionato, approfittandosi del fatto di avere di fronte un giovanissimo e timidissimo ragazzo, pretendeva di liquidarlo dandogli soltanto una terza parte del pattuito. Giovanni rifiutò. Se ne tornò a casa senza soldi, lasciando però la scultura nelle mani dell’approfittatore. Qui raccontò tutto agli amici. Tutti espressero solidarietà al piccolo artista promettendo aiuto. Tra di loro, tutti più grandi e maturi di Giovanni, ce n’era uno che aveva un bellissimo esemplare di cane. Decisero di presentarsi tutti portando con loro anche il “feroce” (ma solo all’apparenza) animale. Non fu necessario esibire le capacità del cane e non vi furono discussioni di sorta: alla vista di quella spedizione, l’approfittatore, farfugliando qualche improbabile e incredibile giustificazione, versò il pattuito nelle mani di Giovanni che poté, così, tornare a Fermo soddisfatto e con il giusto corrispettivo in tasca! Per la cronaca risulta che, della statuetta, furono coniate migliaia di esemplari”.

In quegli anni fu anche un promettentissimo calciatore della Fermana Calcio Allievi in odor di promozione in prima squadra: erano i tempi di Ascatigno e Vianello tra i giocatori e di Sanduckcic e Dolic allenatori! Smise quando la cosa  iniziò ad essere troppo impegnativa. Si diplomò presso l’Istituto Statale d’Arte di Fermo, proseguendo i suoi studi presso il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Roma. In seguito, nel 1974, va a Firenze ove segue un corso di Estetica Sperimentale con il Prof. Carmelo Genovese. Su invito dello scultore Pericle Fazzini, è chiamato a collaborare alla realizzazione dell’importante complesso scultoreo “La Resurrezione” sito nell’aula Pierluigi Nervi in Vaticano. Con lo stesso Fazzini, Giovanni Beato, lavorerà, nel 1994-1995, a Montelparo nella chiesa sconsacrata di Santa Maria Novella al monumento di SISTO V che sarà collocato, una volta terminato, a Montalto delle Marche. Frequenti e intense, in quegli anni, le permanenze di Pericle Fazzini a Montelparo. Nel 1997-98 Giovanni inizia i suoi contatti culturali a Zurigo e Basilea con artisti della Pop-Art Americana fra i quali si evidenzia un ottimo sodalizio con Robert Rauschenberg. Il maestro Pericle Fazzini lo presenta, vista la predisposizione del giovane assistente alla lavorazione del metallo che tuttora predilige, a Nino Franchina con il quale collabora nel suo studio di via Margutta a Roma. Dopo un’esperienza lavorativo-didattica presso l’Istituto Climatico di Montecompatri (Roma) passa alla sezione di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Viterbo con Aldo Caron e, nel 1977, insegna presso il Liceo Artistico di Porto San Giorgio (Fm) per poi continuare, come docente di tecnica e Tecnologia della Scultura, all’Accademia di Belle Arti di Macerata fino ai giorni nostri. Nel 1981-82 è assistente di E. Mannucci al corso internazionale di “Scultura Siderurgica” tenutosi in Arcevia (AN).

E’ di questi anni (1982) l’opera di cui lo incaricò l’Amministrazione Comunale di Montelparo: la produzione di una serie di colombe in bronzo le une legate consecutivamente alle altre, partendo dal centro (con questa opera venne adornata la parete anteriore dell’altare del camposanto del paese), dal titolo “Dalla nascita alla fine della vita”. E’ questa un’opera veramente unica e significativa! In molti si avventurano in questo luogo di silenzio per ammirarla!

Giovanni Beato è stato premiato nel 2012 con il “Petrocchini d’Oro”. E’ questo il riconoscimento che il Comune di Montelparo ha deciso di assegnare annualmente al cittadino che con la propria attività professionale e intellettuale, abbia contribuito a diffondere la conoscenza del paese in ambito nazionale. E’ stato premiato per «le sue qualità di uomo e di artista, per essere conosciuto in ambito nazionale e internazionale, per il forte legame con la sua terra natia e la sua incondizionata disponibilità e versatilità»!

Giovanni Beato, che oltre all’insegnamento frequenta assiduamente la sua “bottega” dove crea e produce opere su opere di ogni sua specialità, ha esposto le sue creazioni scultoree e pittoriche non solo in Italia, ma anche in Austria, Polonia, Giappone e Stati Uniti.

Valeriano Trubbiani, celebre scultore, dice di lui: «Il ferro e i metalli hanno trovato un nuovo forgiatore/strapazzatore fresco, autentico, onesto», mentre l’antropologo Aldo Mussacchio «Lo splendore dell’atto creativo di Giovanni sta nella sua semplicità nel fatto di riuscire a dare un senso ad una cosa che prima era, per gli altri ma anche per se medesima, una non-cosa».

Grandi personaggi dello sport (p.e. Fabio Capello, Ariedo Braida, Demetrio Albertini), dell’industria e della finanza, del cinema (p.e. Franca Valeri, Robert Redford), della medicina (p.e. Filippo Cruciani) e della cultura si affidano a lui per pezzi artistici, unici e di pregio, in bronzo ma non solo.

E’ lui l’autore del bronzetto, raffigurante Gregorio Petrocchini, dato in dono dall’Amministrazione Comunale al Cardinal Angelo Comastri (arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, presidente della Fabbrica di San Pietro e vicario generale di Sua Santità) nella visita fatta a Montelparo il 5 Maggio 2012, e di tutte le riproduzioni serigrafie, raffiguranti il Petrocchini, che vengono offerte ad ospiti e studiosi che, in questo periodo frequentano in grande numero Montelparo.

Sempre nel 2012, incaricato dall’allora vescovo di Macerata Claudio Giuliodori (poi assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano e Consultore del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali), esegue e consegna a Papa Benedetto XVI una Colomba Dorata in bronzo!

Per la Compagnia Teatrale IL MURELLO di Montelparo è autore di bozzetti unici e fantastici per l’allestimento di messe in scena che hanno fatto conoscere  l’iniziativa in tanti luoghi delle Marche e d’Italia quali “A luna me raccondò”, “Vasta che u core non dole”, “Francucciu a la Sibilla” (per questa commedia dipinse anche le scene!) “Batti, tela’!”. Per i festeggiamenti dei 15 anni di attività della compagnia coniò, a tiratura limitata di 50 pezzi, il meraviglioso medaglione in bronzo che ne ricordava l’avvenimento!

Hanno detto di lui:

Pericle Fazzini (Marchigiano – nato a Grottammare –  tra i maggiori e più celebri esponenti della scultura internazionale)

… “Fino da allora ho capito che aveva talento da quando faceva il figurativo, con una sua certa sensibilità piuttosto congegnata dal principio, alla conclusione della forma. Anche nel racconto volumetrico su una testa dalla cima ai capelli, attraverso la fronte, gli occhi  e il naso, fino al mento che lui sapeva racchiudere, attraverso i volumi e le ombre, in un ritmo vivo e definitivo senza fronzoli ne in più ne in meno. Strada facendo si è sviluppato nel senso astratto inserendosi in chiave spaziale, con accostamenti di volumi più o meno tagliati o tondeggianti o sottili, che lui preferisce lavorare in metalli lasciandoli a colpi lucidi di mola. Io ho fiducia in Beato e sono sicuro che concluderà la sua avventura nel mondo della scultura con una definitiva personalità”.

Enrico Crispolti (Storico dell’Arte e Critico d’Arte Italiano)

Il lavoro di Beato mi ha subito colpito per la sua tensione nel definire una possibilità di immagine organica nella struttura di metallo sulla quale opera determinanti interventi diretti. … Beato ha una dedizione particolare nella sua ricerca che insiste nel provocare un sottile chiarimento interno, sostanziato di convinzione maturata nel fare, e proprio nel mettere a fuoco strutturalmente la possibilità d’immagine (dall’allusività soprattutto psicologica) e nel definirla poi compiutamente attraverso l’intervento diretto, che svela il metallo nella sua realtà più autentica!

Nino Franchina (Artista, disegnatore e scultore italiano)

Caro Beato…..Penso che sia di pochi ormai la gioia di creare immagini, forme, con una materia dura e tenera come il ferro e di significarle proprio con il procedere fra il pensiero e il fare, e ciò penso che sia la matrice della Scultura di tutti tempi. I miei più cari auguri, e arrivederci!

Anita Buy Fazzini (Moglie e musa ispiratrice di Pericle Fazzini)

Ricordo quando Pericle portava a casa questo suo allievo marchigiano assai promettente di nome Giovanni Beato. E’ passato del tempo e Giovanni ha mantenuto le promesse. Il lavoro di chi crea, quando non è soffocato dal mestiere, quando è una necessità dello spirito, è una confessione. Così, attraverso l’opera di Giovanni, sentiamo l’uomo, le sue ansie, la sua fragilità. Giovanni affronta la materia, la sfrutta per il massimoche può dare. Ne è soggiogato e vuole soggiogarla. Nella sua grafica, assai bella, sono impegnate le materie più disparate: acriliche, materiche, granulose, lisce. Le lastre non sono da lui animate con le  pazienti morsure ma vengono incise, graffiate, scolpite. La creta gli ha concesso tutta la sua malleabilità; il ferro è stato bruciato, segato, battuto, contorto, dipinto con vernici, con fiamma. Tutto sperimenta giovanni per soddisfare queste sue necessità di esprimersi. ……… E’ questa l’ansia continua che provoca continua ricerca. Una metamorfosi culturale, una ambigua interpretazione dei sentimenti rendono le opere di Giovanni, oltre che molto belle a vedersi, anche chiare e comprensibili a chi le guarda. ………Ora Giovanni mi dice che è attratto dalla pietra: ho visto i suoi lavori e penso che Giovanni cerca il modo di darci una metamorfosi della pietra, renderla leggera, sollevarla da terra, farla volare! Buon lavoro Giovanni!

Valeriano Trubbiani (Scultore, artista, incisore, accademico e regista italiano).

“Dalla stessa terra antica, carica di storia civilissima, ha carpito quelle preziose peculiarità del quotidiano arrancare tra zolla e zolla, tra aratri e perticare col profondo amore di chi, col capo reclinato e i solchi della terra…….museo all’aria aperta………Ecco allora Beato: ricercatore, rigattiere, archeologo, etnologo, rabdomante, senza piagnistei e nostalgie. raccattare quello che non finirà mai nelle sale polverose di una pinacoteca, ma ora le immagini piratesche della scultura contemporanea. ……Il ferro ed i metalli hanno trovato un nuovo forgiatore/strapazzatore, fresco, autentico, onesto. La tenuta, la resistenza, la discesa negli inferi, sono le prossime fatiche di Beato e, forse, il senso di tutta una vita”.

Aldo Mussacchio (Antropologo)

……..Rispetto a “le cose come sono” Giovanni ha scelto di “essere se stesso”: il che lo rende, ad un tempo creatore e creatura.

Giovanna dalla Chiesa (Storico e critico d’arte)

……..E forse non va dimenticata, la lunga esperienza teatrale, svolta per l’intero arco degli anni ottanta, con la troupe di Franca Valeri. ………….Beato favorisce la libertà di associazioni mentali…….ritrovandosi contemporaneamente partecipe e complice di giochi di interpretazione e riconoscimenti che formano il tessuto  e il contesto di frammentarie, ma sostanziali, relazioni umane………………

Robertomaria Siena (Docente emerito dell’Accademia di Belle Arti di Roma)

……..non crediamo sia possibile dubitare dello spessore umanistico della ricerca di Beato…..…

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1 commento

  • Emanuele Di Stefano
    20/02/2016 alle 19:29

    Mi piacerebbe con lui poter commentare il monumento di Sisto V a Montalto Marche, opera dello scultore Periche Fazzini dove Beato ci ha messo mano... Soffermarsi a guardarlo fa scoprire tante cose che vanno oltre la semplice visione del profilo del Papa scolpito nel vuoto in quella nuvola di bronzo che si staglia nel cielo....

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