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VIDEO e FOTO Giubileo del Malato, Vescovo Carlo Bresciani: “Gesù non ci abbandona mai nel momento della prova”

DIOCESI – Venerdì 11 Febbraio si è celebrata una grande festa in diocesi in occasione della commemorazione dell’apparizione della Madonna a Lourdes e del “giubileo dei malati”.
Alle ore 15.00 tutti gli amici dell’Unitalsi, i malati, i volontari, i fedeli, gli operatori sanitari e della pastorale si sono ritrovati presso Piazza Matteotti a San Benedetto del Tronto dove è iniziata, dopo una breve monizione da parte di Don Vincenzo Catani, il pellegrinaggio che ha portati tutti i presenti ad attraversare la porta Santa e ad entrare presso la Cattedrale Madonna della Marina.

Alle ore 16.30 è stato recitato da 5 volontari dell’unitalsi il Santo Rosario e alle ore 17.30 è iniziata la solenne celebrazione presieduta dal Vescovo Carlo Bresciani.

Durante l’omelia il Vescovo Bresciani ha affermato: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno” (Lc 9, 22). Così Gesù presenta se stesso e la prospettiva di vita che ha davanti. Sembrerebbe quasi voler dire che una certa quota di sofferenza fa parte di ogni vita, se non altro perché la mancanza di perfetto accordo nelle idee, purtroppo, spesso si traduce in rifiuto della persona e talora addirittura in violenza.
Gesù è un uomo che “ben conosce il soffrire” e che non si ritrae davanti ad esso e neppure alle incomprensioni che incontra nel suo soffrire. Sappiamo che è stato oggetto anche di derisioni, di scherni e di brutale violenza. Ha sofferto moralmente, fisicamente e perfino spiritualmente, quando a un certo punto nel suo immenso soffrire si è sentito abbandonato anche dal Padre e gli è uscito dalla bocca, in modo assolutamente sorprendente quel “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato”.
Dimostrazione suprema che la sofferenza è sempre una grande prova per tutti, anche per l’uomo Gesù. Quindi la sofferenza non va mai esaltata, in sé non è mai un bene, lo può procurare se la si accetta e la si offre per qualche nobile motivo, come è stato per Gesù.
La giornata del malato non è quindi una esaltazione della malattia e della sofferenza umana come un bene in sé, è giornata di preghiera per domandare a Dio una forza spirituale onde poterla affrontare senza che essa annienti la nostra dignità umana e cristiana e ci faccia cadere nella disperazione. È giornata di preghiera per chiedere a Dio e ai fratelli di non essere lasciati soli nel momento del nostro soffrire. Gesù, che ‘ben conosce il soffrire’ non ci abbandona mai nel momento della prova.
Il tema che il papa ha affidato a questa 24a giornata del malato è “Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria: ‘qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5). Maria esorta a renderci disponibili alla volontà di Dio che si manifesta in Gesù, così lei ha fatto con i servi a Cana di Galilea. E, su sollecitazione di Maria, Gesù ha esortato i servi a riempire le giare di acqua e a distribuirla. Si sono fidati di Gesù senza capire bene cosa stesse succedendo, e l’acqua si è tramutata in vino, come ben sappiamo. Non sempre comprendiamo subito il senso di quanto Gesù ci chiede di affrontare nella vita. Come i servi di Cana lo comprendiamo dopo, ma ciò è possibile solo se abbiamo fatto quanto lui prima ci ha chiesto di fare.
È Maria che sollecita Gesù ad andare incontro agli sposi che si trovano in una difficoltà che rischia di rovinare la festa di nozze. Afferma papa Francesco nel suo messaggio per la giornata del malato 2016: «Nella sollecitudine di Maria si rispecchia la tenerezza di Dio. E quella stessa tenerezza si fa presente nella vita di tante persone che si trovano accanto ai malati e sanno coglierne i bisogni, anche quelli più impercettibili, perché guardano con occhi pieni di amore. Quante volte una mamma al capezzale del figlio malato, o un figlio che si prende cura del genitore anziano, o un nipote che sta vicino al nonno o alla nonna, mette la sua invocazione nelle mani della Madonna!».
Domandiamo certamente salute per noi e per i nostri cari, se questa è la volontà di Dio, ma il papa ci invita a scoprire un tratto della misericordia di Gesù in coloro che in vari modi ci assistono nella vita e si prendono cura di noi, sia nella malattia, sia nella vita ordinaria di ogni giorno. La misericordia di Dio ci viene incontro in Gesù e nella misericordia dei fratelli nei nostri confronti.
Continua il papa nel suo messaggio: «In questa Giornata Mondiale del Malato possiamo chiedere a Gesù misericordioso, attraverso l’intercessione di Maria, Madre sua e nostra, che conceda a tutti noi questa disposizione al servizio dei bisognosi, e concretamente dei nostri fratelli e delle nostre sorelle malati. Talvolta questo servizio può risultare faticoso, pesante, ma siamo certi che il Signore non mancherà di trasformare il nostro sforzo umano in qualcosa di divino.
Anche noi possiamo essere mani, braccia, cuori che aiutano Dio a compiere i suoi prodigi, spesso nascosti. Anche noi, sani o malati, possiamo offrire le nostre fatiche e sofferenze come quell’acqua che riempì le anfore alle nozze di Cana e fu trasformata nel vino più buono.
Con l’aiuto discreto a chi soffre, così come nella malattia, si prende sulle proprie spalle la croce di ogni giorno e si segue il Maestro (cfr Lc 9,23); e anche se l’incontro con la sofferenza sarà sempre un mistero, Gesù ci aiuta a svelarne il senso».
Nella malattia e nella sofferenza possiamo ben sentirci in comunione con Colui che “ben conosce il soffrire” perché l’ha provato fino all’estremo nella sua carne prima di morire. Come lui ha offerto la sua sofferenza al Padre, rimettendosi nelle sue mani, anche noi possiamo fare, nella preghiera, delle nostre piccole o grandi sofferenze una offerta al Padre mettendole nelle sue mani e chiedendo a Maria che sia lei a presentarla al Padre.
Con papa Francesco «a tutti coloro che sono al servizio dei malati e dei sofferenti, auguro di essere animati dallo spirito di Maria, Madre della Misericordia. “La dolcezza del suo sguardo ci accompagni in questo Anno Santo, perché tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio” (Misericordiae Vultus, 24) e portarla impressa nei nostri cuori e nei nostri gesti. Affidiamo all’intercessione della Vergine le ansie e le tribolazioni, insieme alle gioie e alle consolazioni, e rivolgiamo a lei la nostra preghiera, perché rivolga a noi i suoi occhi misericordiosi, specialmente nei momenti di dolore, e ci renda degni di contemplare oggi e per sempre il Volto della misericordia, il suo Figlio Gesù».
Madonna di Lourdes, prega per noi adesso e nell’ora della nostra morte. Amen”.

Redazione: