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Seminario Marche: Per “fare” un prete ci vuole… un uomo!

SEMINARIO MARCHE – Nel cammino verso il presbiterato sono diversi gli aspetti formativi che chiamano in causa la nostra capacità di metterci in gioco: formazione spirituale, culturale, pastorale e umana. Prendendo in esame la formazione umana, abbiamo pensato di parlarvene facendo un parallelismo con la parabola del seminatore (Mc 4, 3-20). E’ bene, infatti, che il seme buono della Parola trovi in noi un terreno il più accogliente possibile per poter portare frutto. Non sogniamo di poter rendere il nostro terreno fertile al 100%, dimenticando che la nostra umanità è ferita, ma prendiamo lentamente consapevolezza che si può fare molto a partire dalla conoscenza reale di sé, per corrispondere ai talenti che il Signore ci ha donato. Rispetto a quest’ “opera di bonifica” forse l’acquisizione più importante da portare con sé alla conclusione del percorso di Seminario è l’aver “imparato ad imparare”.
Nei nostri “terreni” saranno sempre presenti “sassi, rovi, zone secche”, ma avendo dato il nome a doni, potenzialità, limiti, ferite, saremo più pronti ad essere docili all’azione dello Spirito che intende modellarci sulla forma di Cristo, pienezza di quell’umanità che siamo chiamati a consacrare.
Concretamente, durante l’anno propedeutico la formazione umana è affidata, oltre che ai formatori (vice-rettore e rettore), a don Giuseppe Sovernigo, sacerdote e psicoterapeuta, che da 15 anni circa collabora con il nostro Seminario. Con frequenza mensile, i propedeuti vivono una intensa giornata laboratoriale, nella quale sono chiamati a scoprire sempre più chi sono in verità. Alla conclusione di quest’anno, ogni candidato, che avrà seriamente lavorato su di sé, avrà scoperto quali aspetti della sua umanità è chiamato a curare, far crescere, potenziare. Forse con soddisfazione guarderà il lavoro compiuto, ma probabilmente avrà ancora poca consapevolezza del fatto che “nel cantiere” i lavori sono appena cominciati; e almeno in questo settore non ci sarà crisi di lavoro! Inoltre, chi lo desidera, potrà avvalersi di una valutazione psico-diagnostica e durante l’anno, approfittare di un colloquio mensile personale con don Giuseppe. Per chi vorrà in seguito, sarà possibile seguire un ciclo trimestrale di laboratori di formazione umana da lui proposti e organizzati, integrandoli col percorso di Seminario.
Nel primo biennio, la necessità di conoscersi è ancora molto intensa, per questo gli incontri di formazione umana continuano a svolgersi con frequenza quasi mensile. In questa fase le tematiche sono curate da alcuni psicoterapeuti. Ci è data la possibilità quindi di approfondire il lavoro iniziato nell’anno propedeutico, con particolare attenzione all’aspetto dell’affettività, sessualità, relazioni, celibato e quant’altro sarà ritenuto necessario dall’equipe formativa, che coordina il cammino. Chi lo riterrà opportuno potrà inoltre chiedere di essere accompagnato in un percorso di crescita, mediante colloqui settimanali, con il terapeuta.
Nel secondo e terzo biennio la formazione umana si integra con la formazione spirituale e pastorale necessarie per il ministero che ci si appresta a vivere. Sono programmati alcuni incontri durante l’anno, sempre seguiti da alcuni psicologi, che affrontano in chiave umana alcune situazioni che i seminaristi possono incontrare nel loro cammino di tirocinio e futuro ministero.
Concludendo ci siamo proprio resi conto (e la Pastores Dabo Vobis ce lo conferma) che “senza un’opportuna formazione umana l’intera formazione sacerdotale sarebbe priva del suo necessario fondamento”. E’ bene precisare infatti che questo aspetto formativo è a servizio e alla base delle altre dimensioni. Il seminarista è chiamato a sfruttare a pieno questa opportunità, integrando questo cammino nelle dinamiche pastorali, spirituali, di vita personale e comunitaria, e ricordando che l’unico vero e insostituibile “formatore” è lo Spirito Santo e al futuro presbitero spetta solo il compito di “dargli carne”.

Redazione: