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Vescovo Carlo: I santi non sono stati esenti dalle tribolazioni

Di Floriana Palestini

«Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?” “Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello”.
Così la prima lettura tratta dall’Apocalisse di san Giovanni Apostolo. Si tratta della descrizione della grande liturgia celeste in cui una moltitudine immensa di santi di ogni nazione, tribù, popolo e lingua rende lode all’Agnello (Gesù) da cui proviene la salvezza dell’umanità. L’apostolo, rapito in estasi, è fatto partecipe di questa grande liturgia celeste».

Così il vescovo mons. Carlo Bresciani ha esordito durante l’omelia nella solennità di Ognissanti, presiedendo la celebrazione nella cappellina del Cimitero di San Benedetto. Una cappellina gremita, come ogni anno, delle tante persone che approfittano di questa giornata di festa per far visita ai propri cari.

Il Vescovo ha poi proseguito: “Uno degli anziani, che sta davanti al trono di Dio, chiede all’apostolo Giovanni, rapito in estasi, da chi è composta quella moltitudine che rende incessantemente lode a Dio e poi lui stesso dà la risposta: “Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello”.

Oggi, festa solenne di tutti i santi, noi celebriamo nel grato e riconoscente ricordo questa moltitudine immensa di nostri fratelli che nei secoli ci hanno preceduto nella fede e che sono ora nella gloria di Dio. Con loro noi formiamo l’unica Chiesa di Cristo resa sempre più santa e pura dalla loro santità; in loro ammiriamo il raggiungimento della pienezza dell’umanità cui noi aspiriamo, ottenuta da loro con il passaggio attraverso la ‘grande tribolazione’ vissuta in piena comunione con l’Agnello (Gesù) che ha versato il suo sangue per la salvezza di tutti; da loro attendiamo protezione e intercessione presso Dio, affinché anche noi possiamo passare attraverso la grande tribolazione della vita senza perdere la fede, perseverando nelle buone opere e resistendo alla tentazione del male che sempre ci minaccia.

Nella risposta che l’anziano dà a Giovanni c’è l’indicazione della strada che essi hanno seguito per giungere alla santità e che anche noi dobbiamo seguire, poiché si tratta della meta di ogni cristiano e di ogni uomo, creato da Dio e destinato alla vita eterna. Tutti, in virtù del battesimo, siamo chiamati alla santità, esattamente come questi nostri fratelli.

Come ogni padre vuole con sé i propri figli, anche Dio, nostro padre, ci vuole con sé per sempre come figli amati di infinito amore. E la strada da percorrere è questa: passare attraverso la grande tribolazione, lavando le nostre vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Gesù non ha promesso al cristiano che non avrebbe avuto tribolazioni nella vita, lui stesso ha dovuto subirne fino a quella più grande: la morte in croce. Anche noi dobbiamo passare attraverso le tribolazioni della vita, dobbiamo affrontare lo scontro con il male che in varie forme irrompe e ci ferisce e talora ci tenta; da ultimo, dovremo affrontare la grande prova della morte. Ma possiamo, come i santi, trovare forza nel sangue di Gesù, l’Agnello innocente che ci lava dalle colpe e ci rinnova donandoci una nuova veste candida con la quale affrontare con la virtù della fortezza le prove della vita.

La fedeltà, la coerenza di vita, il dono di sé per il bene dell’altra persona, la sopportazione paziente delle persone moleste, il non rispondere al male con il male, ma con il bene: tutto ciò – e molto altro ancora – non risulta spontaneo né facile per nessuno e può diventare una tentazione anche per la vita del cristiano: la tentazione di abbandonare tutto, la tentazione dello scoraggiamento, la tentazione di fare come fan tutti.

I santi non sono stati esenti da queste tribolazioni, anzi, si resta molto sorpresi, leggendo la loro vita, di quante e così grandi tribolazioni abbiano dovuto affrontare. Basti pensare alla nostra beata Pallotta o al venerabile Giovanni dello Spirito santo, per citare solo qualcuno. Sono stati messi a dura prova, non da Dio, ma dagli uomini. È sempre fonte di grande tribolazione cercare di rispondere al male con il bene, gettare semi di bene là dove il male sembra dominare.

Ma è detto che essi hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello. Che significa? Che essi hanno immerso le loro tribolazioni in Gesù, unendole alla sua croce, imparando da Lui a portarle senza cessare di amare e di fare il bene, immergendo in Lui le loro fragilità per acquistare forza redentrice da quel sangue versato sulla croce da cui proviene il perdono e la purificazione.

Non si è trattato di superuomini, dotati di facoltà tutte speciali, ma di normali uomini e donne, esattamente come noi, che, fidandosi della Parola di Dio, non si sono fermati di fronte alle tribolazioni piccole o grandi della vita, chiudendosi in inutili lamentazioni o recriminazioni, ma hanno preso forza dalla imitazione di Gesù, rigenerando la propria vita attraverso i sacramenti che sono scaturiti dal fianco trafitto di Cristo in croce.

Questi sono i beati di cui parla Gesù nel vangelo: sono i poveri, coloro che sono nel pianto, quelli che hanno fame e sete di giustizia, i perseguitati per la giustizia, coloro che sono disprezzati a causa della fede in Gesù. Sono coloro che in tutte queste tribolazioni si sono fidati di Dio e hanno seguito fino in fondo l’esempio di Gesù.

Il segreto della loro ammirabile vita, feconda di bene per sé e per gli altri, sta nella imitazione di Gesù, il povero e il perseguitato che, confidando nel Padre celeste, non ha mai cessato di fare il bene, rispondendo sempre al male con il bene, unico modo per generare qualcosa di veramente nuovo e positivo per l’umanità.

Questa possibilità è data a ciascuno di noi da Dio in Gesù.

Tutti noi abbiamo la speranza di raggiungerli, dopo la nostra morte, nella gloria del Paradiso. Se vogliamo che questa speranza non risulti vana, dobbiamo percorrere la strada che san Giovanni nella seconda lettura ci ribadisce: “chiunque ha questa speranza, purifica se stesso, come egli (Dio) è puro” (1Gv 3,3). Ci purifichiamo nel sangue di Cristo: nei suoi sacramenti che ci sostengono a vivere nella fede e in comunione di vita con Lui le tribolazioni che la vita ci riserva, continuando a seminare opere di bene anche là dove il male, la cattiveria e l’ipocrisia umana vorrebbero spingerci su altre strade”.

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