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Scuola di formazione teologica diocesana, inaugurato il nuovo anno accademico

Di Floriana Palestini

DIOCESI – È stato inaugurato venerdì scorso, 30 ottobre, il nuovo anno della scuola di formazione teologica. All’incontro erano presenti gli allievi del primo, secondo e terzo anno della scuola, accompagnati da alcuni docenti, dal direttore don Gianluca Pelliccioni e dal vescovo mons. Carlo Bresciani. In merito all’apertura dell’anno accademico don Gianluca, succeduto nella direzione a padre Giuseppe Crocetti, ha affermato: «La scuola non è una enclave, ma permette a ciascuno di vivere sempre più profondamente all’interno della chiesa, attraverso la ricerca da parte di ognuno e lo studio, talvolta faticoso. È meraviglioso che voi siate qui stasera, e che non siate sacerdoti».

Ha preso poi la parola il vescovo Carlo, riflettendo sul tema della formazione come prima misericordia della persona: Formarsi è un atto di misericordia verso se stessi, è prendersi cura della propria vita cristiana.
Al centro della formazione non c’è soltanto la testa, c’è la totalità della persona: testa, cuore, mani.
Non basta sapere di teologia per essere dei buoni cristiani, al centro c’è la fede. La domanda che dobbiamo porci e quella cui non abbiamo mai risposto è: che cosa credo? Perché credo? Come credo? Sono queste domande importanti per evitare superstizione e creduloneria.
Il Concilio Vaticano II dichiarò che una delle cause dell’ateismo era la falsa presentazione del volto di Dio. Dio vuole un nostro affidamento: un affidamento intelligente, che dice “sì, ha senso questo fidarmi di Dio”. La fede ha qualcosa di insuperabile: la rivelazione, secondo la quale Dio si è fatto conoscere in Gesù, quindi la mia fede ha necessità di conoscere chi è questo Gesù, che è il vero volto del Padre. Questo Gesù ha un nome preciso, ha una storia, ha una vita; è un uomo concreto, in carne ed ossa, in cui si è rivelato Dio.

Gesù è la via definitiva verso il Padre: quanto più conosciamo Gesù, tanto più conosciamo Dio. Dunque, che  cosa mi dice questo Gesù? Dobbiamo evitare qualsiasi forma di fideismo, ovvero l’accettare dei concetti senza capire davvero il perché. Non posso costruire Gesù come voglio io. Parli di Dio, ma di che Dio parli? È il Dio che si è rivelato o il Dio dei tuoi desideri?
Dunque la formazione non è soltanto avere dei concetti, ma essa ha un significato per la mia vita personale e sociale. Potreste dire che non c’è bisogno della scuola di formazione teologica: magari so leggere, conosco anche il greco o l’aramaico, ma noi non possiamo, alla luce della rivelazione, interpretare la Bibbia da soli. La solitudine non ha mai fatto parte della Chiesa: Gesù ha affidato la missione ai 12 apostoli, non ha detto ad ognuno “vai”, ha detto “andate”. Dobbiamo passare da “io credo” a “noi crediamo”. Nessuno si forma da solo e non esiste fede senza comunità ecclesiale.

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