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Concluso il rosario estivo di Paolantonio con la testimonianza di Don Tommaso Capriotti

Di Sara De Simplicio

SANT’EGIDIO ALLA VIBRATA – Si è chiuso nella serata di mercoledì 16 settembre l’appuntamento estivo della meditazione all’aperto del Santo Rosario nel giardino di Paolantonio. Anche questa volta grandissima partecipazione da parte dei fedeli della zona e dei paesi limitrofi che hanno dimostrato di apprezzare molto quest’idea, diventata ormai un appuntamento fisso rivelatasi una bella ed efficace “trovata”, un “tempo” di meditazione e preghiera comunitaria, utile anche per tenere viva e unita la comunità durante la stagione estiva.

In occasione della chiusura degli appuntamenti con il Rosario, oltre al consueto e piacevole scenario visivo e sonoro di luci e di canti, nel giardino anche una scia di candele che, ricevute all’ingresso, i fedeli hanno depositato in “processione” attorno alla statua di Maria, consegnando così a Lei tutte le loro personali e  speciali intenzioni.

A seguire la meditazione dei misteri del Rosario, come annunciato nel penultimo appuntamento, la speciale testimonianza di Don Tommaso Capriotti, attuale parroco di Sant’Egidio alla Vibrata.
Ad introdurla Don Marco, parroco di Paolantonio, che sulla scia delle parole di Don Giussani ha ricordato come fondamentale nella vita di ogni uomo sia il giorno della “scoperta” della propria vocazione: “nonostante i dubbi e gli scoraggiamenti, è quello il giorno della verità per un uomo, è lì che Dio è stato particolarmente presente, è quello il momento di vera gioia”. E, appunto, Don Tommaso al microfono a tutti i presenti ha raccontato le tappe della sua vocazione sacerdotale che lo ha condotto fin qui: “Sin da piccolo sono stato a contatto con la Chiesa..in particolare ricordo il sacerdote della mia parrocchia che era molto rigido e severo con noi ragazzi, anche nel farci imparare il Credo..Ma io, tornato a casa, mi divertivo comunque a ricreare l’altare e giocare a fare il prete, improvvisando una tunica realizzata facendo un buco ad una coperta di casa. Un’infanzia vissuta tra famiglia, parrocchia e campagna..e proprio da lì, un giorno, non so perché , un sacerdote venne a cercarmi per offrirmi di partecipare ad una gita all’Istituto di Fano: ricordo di aver visto lì per la prima volta un treno e mi colpì un campetto dove giocavano dei ragazzi con la tunica. Per un po’ di anni poi continuai a sentire il sacerdote tramite lettera fino a quando mi decisi ad entrare nell’istituto. Il mio parroco di Cossignano mi convinse però ad entrare in quello di Montalto e così feci: i motivi, però, erano ancora solo motivi di studio dato che io ancora non pensavo alla mia vocazione. Solo successivamente e pian piano la mia vicinanza a queste realtà e ai sacerdoti mi condussero, senza quasi accorgermene, al sacerdozio. Ricordo bene l’acquisto della prima Bibbia, che ancora conservo, e una cena di fine liceo con i professori e con i compagni: fui l’unico a non aver pensato cosa fare dopo, o perlomeno ad aver naturalmente immaginato di continuare sulla strada intrapresa e di “buttarmi” così sulla teologia. Diciamo che mi ritrovai solo in questo percorso, in un momento anche non facile sia per la notizia di mio zio che stava lasciando il sacerdozio sia perché, alla mia richiesta di informazioni circa il sacerdote che da piccolo mi aveva “raccolto” dai campi, mi fu risposto che nessuno aveva mai saputo che fine avesse fatto. Ricordo che in quei giorni mi fu di grandissimo aiuto il mio padre spirituale che mi aiutò a superare i dubbi e le perplessità riguardo la mia scelta.

Mi ritrovai poi “catapultato” nel seminario di Fano, e non di Fermo come avrei voluto, una realtà per me completamente nuova che un po’ mi spaventava ma che poi si è rivelata bellissima e “forgiante”. Lì ho aperto gli orizzonti e lì si è approfondita la mia conoscenza di Gesù:  l’approccio a lui è stato un vero e proprio processo di “sfondamento” interiore per me, che mi ha fatto capire cosa volevo e dovevo fare. La chiamata, però, è una cosa seria ed è un po’ come Maria: è bella e santa ma anche addolorata, è una strada non facile, fatta anche di rinunce e smarrimenti, ma una strada che senti inspiegabilmente essere la tua.”

Al termine della testimonianza, la consegna di una targa di ringraziamento a Don Tommaso da parte di Don Marco a nome dell’intera parrocchia di Paolantonio, per ringraziarlo del suo temporaneo servizio come amministratore parrocchiale nell’anno 2009.

A concludere il particolare momento, poi, alcuni minuti di adorazione del Santissimo, la benedizione e i saluti finali di Don Marco a due persone speciali: ad “uno che comincia” cioè Padre Alessandro, francescano originario di Nereto, che da poco ha fatto le prime promesse, e “ad uno che continua”, il grande Don Pacì, parroco emerito di Paolantonio, che dalla finestra della sua casa tutto segue e che il prossimo 29 giugno compirà 70 anni di sacerdozio.

Redazione:

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  • Quando ero piccolo miei parroci erano don Ruggero e don baci' - auguri di cuore a don baci' - anche se abito in Ascoli ho partecipato al rosario di fine estate con mia sorella e famigliari che abitano a Sant'Egidio - ciao