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Papa Francesco e quelle citazioni di Roncalli e Montini

Di Fabio Zavattaro
Tornano le tre “t” di Papa Francesco nel discorso che rivolge al secondo incontro mondiale dei Movimenti popolari. Le tre “t” sono: tierra, techo y trabajo; cioè terra, casa e lavoro. E la preoccupazione che Francesco mette in primo piano è l’urgenza di un cambiamento di fronte alle situazioni di ingiustizia e di esclusione. Ma la cosa interessante da sottolineare è che Papa Bergoglio avvia la sua riflessione alla luce dei documenti dei suoi predecessori. Così quando parla di “una economia di ispirazione cristiana” che deve garantire “ai popoli dignità, prosperità senza escludere alcun bene”, stupisce il fatto che si tratti di una citazione della Mater et magistra di Papa Roncalli, del maggio 1961, quando da due anni era in corso il processo di preparazione del Concilio che si sarebbe aperto l’anno successivo.
Ed è altresì interessante notare che parlando dell’economia veramente comunitaria, Papa Francesco la definisca non solo auspicabile e necessaria, ma anche possibile. “Non è una utopia o una fantasia. È una prospettiva estremamente realistica” e le risorse disponibili nel mondo “sono più che sufficienti per lo sviluppo integrale di ogni uomo e di tutto l’uomo” afferma citando la Lettera enciclica di Papa Paolo VI “Populorum progressio”.
È forse appena il caso di ricordare che Roncalli e Montini sono i due Papi che si sono succeduti negli anni dl Concilio; il primo l’ha voluto e aperto con quel meraviglioso discorso che aveva come incipit Gaudet mater ecclesia” cioè gioisce la madre chiesa. Pontefice che per primo esce dalla “auto prigionia” vaticana voluta dai Papi all’indomani della breccia di Porta Pia. Ma dando il via ai lavori del Vaticano II Roncalli è anticipatore della chiesa che guarda agli ultimi e sceglie la medicina della misericordia, come chiede Papa Francesco.
Paolo VI è il Pastore che per primo prende l’aereo per portare il magistero della chiesa nei luoghi più lontani. Una chiesa in uscita, direbbe il vescovo di Roma, che guarda alle periferie e chiede agli uomini di accompagnare i cambiamenti politici e sociali delle nazioni.
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