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EXPO Chiesa “Non di solo pane”: tra fede e mondo il dialogo si fa serrato

Di Gianni Borsa

Due reciproche, pungenti eppure necessarie “spine nel fianco”: la Chiesa per Expo e viceversa. C’è interazione tra l’evento-Expo e, al suo interno, la presenza della Chiesa cattolica. Il padiglione della Santa Sede e gli eventi promossi in collaborazione con la Cei e la diocesi di Milano “servono a porre interrogativi essenziali” che nascono e ruotano attorno al tema di fondo, “Nutrire il pianeta, energia per la vita”: perché la fame? Quale diritto al cibo? Come condividere con equità le ricchezze del pianeta? Come assicurare a tutte le donne e gli uomini i mezzi necessari per vivere e avere piena dignità? Al contempo una “Chiesa che si mette in ascolto” per essere veramente “esperta in umanità” non può che cogliere le inquietudini del nuovo millennio, la “crisi antropologica che è anche spirituale”. Il National Day della Santa Sede all’esposizione universale di Milano ha messo ancora una volta la Chiesa di fronte al mondo e il mondo davanti a “tutto l’uomo”, concreto e aperto al trascendente.

“Non di solo pane”. Il primo a esplicitarlo è stato, oggi, il cardinale Gianfranco Ravasi, commissario generale della Santa Sede per l’Expo, che ha parlato di una “presenza sobria” della Chiesa, con un padiglione e una serie di iniziative indirizzati a “porre degli interrogativi”. “Non di solo pane” e “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” sono i temi – tratti dalla Bibbia – che caratterizzano la presenza ecclesiale nell’area di Rho-Fiera: frasi che “suscitano una moltitudine di domande, sulla fame, sugli scarti, sugli stili di vita”, sui “problemi causati dal consumo degenerato e dallo sfruttamento della terra”, sulla “necessità di globalizzare la solidarietà cui ci richiama Papa Francesco”. “Ci si siede a tavola – ha poi specificato Ravasi incontrando i giornalisti – e da una parte c’è il nord del pianeta che ha una favolosa abbondanza di beni da consumare e il cui problema è mettersi a dieta; dall’altro lato del tavolo il sud del mondo, con poche risorse e l’ossessione della povertà”. Inoltre, ha aggiunto il cardinale, “l’uomo ha bisogno di altri nutrimenti: la Parola, la verità, la condivisione, la bellezza, la giustizia”, temi che la Chiesa cattolica vuol sottolineare all’Expo.

Intreccio paradossale. Monsignor Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, gli ha fatto eco: “Se due miliardi di persone soffrono oggi di malnutrizione, le cause stanno nell’assenza di volontà nel condividere, nella speculazione finanziaria, nell’esclusione dai processi decisionali”. Per questo si rende urgente “un profondo ripensamento dei nostri stili di vita che sembrano invece orientati alla globalizzazione della indifferenza: orientare i nostri consumi alle necessità basterebbe già a garantire la sicurezza alimentare” per tutti. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha argomentato: “Il cibo non è un fatto privato ma sociale e tocca il rapporto dell’uomo con Dio e con gli altri. Riflettere sull’accesso al cibo e all’acqua è un’occasione per ragionare sulle logiche del mercato, l’allocazione delle risorse e le disponibilità future”. Per questo motivo la Chiesa “contribuisce e può contribuire alla lotta alla fame annunciando il Vangelo e la visione dell’uomo che ne emerge”. Qui una nota suggestiva ed efficace di Bagnasco: “Il materialismo va di pari passo con l’individualismo e così l’altro, il prossimo viene visto solo in funzione di se stessi”, con “una visione strumentale” delle persone e delle relazioni tra le persone. Il presidente Cei ha quindi aggiunto: “L’assolutizzazione del pane diventa, paradossalmente, la prima ragione della mancanza di pane”, e genera egoismo, conflitti, sopraffazioni.

Crisi e intrecci. Il dialogo è serrato e il confronto si allarga: il National Day vede protagonisti, con altrettante sollecitazioni, Giuliano Amato, presidente della Fondazione “Cortile dei gentili”, e Nicolas Hulot, delegato del presidente francese Hollande per la Conferenza mondiale sul clima che si terrà a Parigi a fine 2015. Un ulteriore elemento di analisi e di discussione viene dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano: “La nostra è una religione incarnata”, ma anche “singolare”: “Dio si è giocato con la storia fino in fondo ed è diventato solidale a ogni uomo. È in quest’ottica che la Chiesa ha preso sul serio il tema nutrire il pianeta. Vogliamo che da Expo scaturisca un cambio di mentalità. È un lavoro educativo immane” che “ha bisogno di recuperare il senso tutto dell’uomo perché il diritto al cibo non sia solo sulla carta” e lo sviluppo dell’umanità non si limiti ai beni materiali. Lo intuisce Nicolas Hulot, che rilancia: “Fin da quando ho ricevuto l’incarico di preparare e seguire la Conferenza sul clima, ho avvertito forte l’esigenza di confrontarmi con le Chiese, in particolare con la Chiesa cattolica, esperta in umanità”. A suo avviso si tratta di “vedere con prismi differenti la realtà” e, in particolare, “i problemi ambientali”, nella certezza dell’intreccio profondo “tra la crisi ambientale, la crisi antropologica e la crisi spirituale” che caratterizzano questa epoca. “Le Chiese ricordano all’uomo il suo posto nell’universo”, dice Hulot. Chiesa e Storia, dunque, due positive spine nel fianco.

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