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La prima “chat” sulla Sindone fa subito il pieno

Marco Bonatti

Sono venute fuori domande importanti; e molte questioni sono rimaste “inevase” perché è finito il tempo. La prima “chat” sulla Sindone con l’arcivescovo di Torino, nel pomeriggio del 9 giugno, è stata sicuramente un successo, con oltre 800 persone collegate nella mezz’ora di “finestra”, e con molti altri interventi nelle ore successive sulla pagina Facebook dell’ostensione (#Sindone2015). Mons. Nosiglia non è nuovo a esperienze di “social”, in passato si è reso disponibile a dialogare in diretta tramite alcune testate torinesi. Ma questa volta era il “suo” social, la pagina dell’ostensione: attiva già da tempo, è stata potenziata nell’autunno 2014 per accompagnare, anche attraverso le reti sociali, il cammino di preparazione al pellegrinaggio alla Sindone. L’interesse e la partecipazione al dialogo in diretta dimostrano che anche il mondo dei social non è lontano da realtà come quelle dell’ostensione. L’arcivescovo di Torino ha risposto a questioni molto simili a quelle poste dai giornalisti o dai pellegrini lungo il percorso, riguardanti il significato dell’ostensione, le caratteristiche della Sindone, il punto sulla ricerca scientifica. Ma nei social emerge anche, con forza, la dimensione personale: così gli “amici” connessi hanno voluto sapere quando per la prima volta mons. Nosiglia ha visto la Sindone, quale impressione gli fece quella visita. E ancora: che cosa pensa lui, come credente e come vescovo, di questa icona che, malgrado tutto, restituisce a chi viene a vederla un fascino “unico al mondo”, dove si mescolano curiosità e passione, pietà e volontà di “risorgere”. Lui venne per la prima volta nel 1998, nell’ostensione che ricordava il centenario della prima fotografia.
Perché non poter vedere “sempre” la Sindone? Perché aspettare anni e anni i tempi dell’ostensione? Non è possibile un’esposizione permanente, che consenta alla gente di venire quando vuole? Una domanda importante, a cui il custode della Sindone ha voluto dedicare una risposta articolata. L’ostensione è un momento pubblico, solenne, che è anche sempre “evento di Chiesa” – come lo sono gli Anni Santi, le grandi celebrazioni per un centenario, eccetera. Ed è a tutta la “macchina” dell’ostensione che occorre pensare, quando si guarda alla Sindone. Il Telo è al centro e al cuore di un percorso di ricerca e di fede: non è un oggetto da museo, che si vada a vedere come il reperto di qualche civiltà antica o scomparsa… Ma le ostensioni, ha detto ancora il custode rispondendo alle domande, richiedono un grande coinvolgimento di persone e di risorse, una città intera che si mobilita. Non sono cose che si possano improvvisare. Anche per questo, forse, mons. Nosiglia pensa di essere “già in pensione” quando si celebrerà la prossima ostensione… Un’ostensione di cui non è stata fissata la data, ma che non sarà tanto vicina nel tempo. Già questa del 2015 è stata concessa dal Papa in relazione al bicentenario di don Bosco, a soli 5 anni dalla precedente (l’intervallo di tempo consigliato tra un’ostensione e l’altra è di 10 anni).
L’intero meccanismo dell’ostensione è apparso, attraverso il fitto dialogo di Facebook, come in trasparenza: le domande rivolte all’arcivescovo hanno riportato molte questioni alla “concretezza” della vita quotidiana; e hanno permesso di far emergere “notizie” che spesso sfuggono ai reportage giornalistici. Per esempio si è ricordato che, anche quando la Sindone è custodita nella cappella in Duomo il “pellegrinaggio” è, in realtà, continuo. Ogni giorno, nella cattedrale di Torino, arrivano circa 500 pellegrini: oltre 10mila al mese, oltre 150mila l’anno… Sono turisti, visitatori della città che però non trascurano di “venire a vedere” il luogo che conoscono di cui hanno sentito parlare: anche loro a cercare quell’immagine, il senso della vita che essa propone.
La presenza della Sindone sui social è stata decisa nell’ambito delle iniziative di comunicazione dell’ostensione, in stretto collegamento con le attività dell’ufficio stampa istituzionale. Era chiaro, infatti, che non si poteva trascurare un sistema e un canale di comunicazione così importante, per numeri e qualità, per coinvolgere le persone nell’evento-Sindone. Con l’apporto tecnico di una società specializzata nel settore (la Hub09 di Torino) si sono avviati i “dialoghi” sui canali Facebook e Twitter #Sindone2015; in parallelo è stato aperto un canale in lingua inglese, destinato soprattutto ai comunicatori istituzionali. I risultati, grazie anche alla professionalità degli amministratori, non sono mancati. Oggi, alla vigilia della visita del Papa, la pagina Facebook conta 25mila sostenitori, tutti accumulati in questi mesi. Attraverso di loro la comunicazione dell’ostensione è diventata “virale”, permettendo di diffondere l’invito al pellegrinaggio in Italia e un po’ ovunque nel mondo. E, come per altri eventi, i social media si sono dimostrati un canale importantissimo anche per la diffusione delle informazioni “di servizio” relative a tutto ciò che è l’organizzazione tecnica del pellegrinaggio, i suggerimenti per la prenotazione della visita, eccetera. “Chatta con Nosiglia” (questo era lo slogan di lancio della diretta) è diventato un modo concreto per “contagiarsi” di social.

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