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Moldavi in piazza contro la corruzione Il rischio è il caos

Maria Chiara Biagioni

Moldova nel caos. Domenica 3 maggio 40mila persone secondo gli organizzatori (10mila secondo le stime ufficiali delle forze dell’ordine) sono scese in piazza a Chiºinãu al grido “il popolo siamo noi”. Alcuni lo hanno già definito il “Maidan Moldavo”: i manifestanti chiedono al Governo di chiarire le circostanze della scomparsa di oltre un miliardo di euro (cifra in crescita dopo le ultime indagini) dalle tre principali banche del Paese, Bem, Banca Socialã e Unibank. La scoperta è stata ufficialmente rivelata da un rapporto prodotto dalla società britannica Kroll al termine di una verifica compiuta su richiesta della Banca centrale moldava. Si tratta di un rapporto che fino a qualche giorno fa, era stato secretato, ma che il presidente del Parlamento, Adrian Candu, ha voluto rendere pubblico. L’importo, che come fa notare il quotidiano di Chiºinãu rappresenta un ottavo del Pil moldavo, è stato trasferito a clienti finali la cui identità non è stata rivelata, per cui Governo e Parlamento sono quotidianamente sollecitati dalla piazza a dare risposte e, soprattutto, a far rientrare in Moldova le somme defraudate.

Il popolo moldavo è esasperato.
“Da mesi – racconta da Chiºinãu don Cesare Lodeserto, vicario del vescovo – serpeggia un clima d’insoddisfazione”. È un crescendo alimentato dalla crisi russo-ucraina, dalla riduzione delle rimesse provenienti dall’estero che fino ad ora hanno rappresentato una certezza economica, dal risultato elettorale di novembre che non ha prodotto l’attesa stabilità politica, dalla mancata accelerazione del processo di europeizzazione. In questo contesto si è inserita la vicenda dell’ammanco bancario. Una vicenda che giunge al culmine di tante altre che vedono il sistema della corruzione condizionare la vita del Paese. “Basti pensare – fa sapere il vicario – che poco meno di un mese fa sono stati arrestati i vertici ospedalieri della sanità pubblica, accusati di truffa nelle acquisizioni per il rifornimento dei medicinali. Purtroppo queste vicende, come diverse altre, nonostante l’impegno della Procura e delle forze di Polizia impegnate nel contrasto alla corruzione, stanno pregiudicando fortemente il processo di europeizzazione”. E tutto questo accade a poche settimane dal vertice del Partenariato orientale di Riga, dove la Moldova arriva in una condizione economica di grave crisi, con un Governo debole.

Aumenta la nostalgia della popolazione per il passato e l’Unione Sovietica.
“Il vero malessere della Moldova – osserva Lodeserto – è la mancanza di un’identità nazionale, che nella vecchia Unione Sovietica rappresentava l’elemento di forza”. Le cifre parlano chiaro. Oggi il primo partito in Moldova è quello socialista legato a Mosca. Anche le recenti elezioni nella regione autonoma della Gagausia hanno visto la vittoria della candidata filorussa al primo turno con oltre il cinquanta per cento dei consensi. E poi c’è il territorio secessionista della Transnistria, dal quale i soldati russi non sono mai andati via dopo il crollo dell’Urss. Il 14 giugno 2015, in Moldova avranno luogo le elezioni locali. Anche qui i sondaggi recentemente realizzati – dice il vicario – danno chiaramente perdenti le forze pro europee. Il futuro della Moldova appare incerto.

E la Chiesa? Vicina ai bisogni della popolazione. Sempre attenta alle povertà e saggiamente capace di comunicare speranza. “Da sempre – racconta don Cesare – i cattolici in Moldova sono sulla strada e nelle diverse stagioni politiche del Paese sono stati e saranno accanto al popolo, per servirlo con la carità che viene dal Vangelo, per affermare i valori della libertà e della giustizia, per una Moldova che veda la popolazione partecipare attivamente e democraticamente alla vita della nazione”. Il vescovo di Chiºinãu, monsignor Anton Cosa, ha appena concluso un’importante visita pastorale (anche in Transnistria). “L’Europa – dice – è un punto di riferimento per la crescita e lo sviluppo del Paese, e nonostante il difficile momento che vede la popolazione insoddisfatta bisogna ugualmente credere in un futuro che veda la Moldova proseguire il percorso di democratizzazione e stabilità politica. La corruzione, come ogni altro male del Paese, va vinto con la giustizia sociale e con l’impegno di tutti nella fedeltà ai valori della giustizia e della pace, e noi come Chiesa cattolica sentiamo in questo momento di dover essere accanto al popolo moldavo che in piazza chiede la lotta contro la corruzione ed il rispetto dei diritti. La stabilità del Paese e serenità del popolo dipendono unicamente da una politica che sia a servizio dell’uomo”.

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