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In tantissimi alla Via Crucis delle parrocchie riunite di San Benedetto del Tronto

M. F. Spinozzi
M. F. Spinozzi
M. F. Spinozzi
M. F. Spinozzi

Di Floriana Palestini

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – È una tradizione per la città di San Benedetto percorrere insieme la via crucis del Venerdì Santo, un’occasione per camminare sulle strade del nostro quotidiano, durante la quale, ricordando gli ultimi e dolorosi momenti della vita terrena di Cristo, ciascuno, in comunione con Lui, si fa carico della propria croce.

Nel freddo venerdì 3 Aprile ognuna delle cinque parrocchie si mette in cammino recitando le stesse invocazioni e riflessioni proposte da don Vincenzo Catani, le quali, stazione dopo stazione, ci permettono di pregare e custodire nel cuore le difficoltà e i dolori delle nostre vie crucis quotidiane.

Attraversando le strade delle nostre vite, passando sotto le finestre dei nostri fratelli malati, anziani, a fianco dei portoni di famiglie in difficoltà, di cancelli chiusi alla fede, ci facciamo carico anche delle loro croci testimoniando l’importanza della fraternità e dell’unione nella preghiera che, silenziosa e piccola come uno dei nostri lumini nel buio della notte, accompagna la croce ed entra anche nei cuori di quei passanti che sono costretti a fermarsi per lasciar libera la strada della processione, invasi anche loro dalla luce di quella preghiera. La via crucis è accompagnata anche dalle poche candele sui balconcini, dalle croci luminose sulle ringhiere, dai drappi rossi alle finestre, che si fanno presenza nella preghiera di chi non può essere con noi nel corpo. Ad ogni stazione una sosta, durante la quale le invocazioni si fanno più intense e le preghiere semplici, ma evocative, sono rivolte soprattutto alle cattiverie del mondo in cui viviamo, agli uomini che vogliono spegnere l’Amore del mondo, all’egoismo di tanti, ai peccati nei quali incappiamo uscendo dalla strada della Fede.

Grazie alle riflessioni che don Vincenzo ha raccolto, invochiamo la forza delle nostre famiglie per trovare la resurrezione dalle nostre croci, invochiamo l’Amore di Dio, la preghiera di Maria, e con lei invochiamo il sostegno che ci danno tutte le mamme e le donne chiamate ad essere rifugio del dolore e della paura. Soprattutto invochiamo il sostegno di Cristo nel fare quel passo che ci permetta di cambiare il mondo, di avvicinarci agli altri, di stringere la mano a chi non ce la fa.

Durante la via crucis ogni processione si incontra con quella della parrocchia vicina fino a convergere tutta nella piazza antistante la Cattedrale e le cinque croci di legno provenienti da ogni angolo della città si ritrovano tutte sul sagrato: quella della Chiesa di San Filippo Neri, di Sant’Antonio, di San Benedetto Martire, della Madonna del Suffragio, della Madonna della Marina.

Qui è il Vescovo che raccoglie tutti in un’unica preghiera e conclude la via crucis ripercorrendo la quattordicesima stazione, la quale ci ricorda che, seppure il venerdì sia il giorno del dolore, non è l’ultimo giorno, non è lì che tutto finisce: la Pasqua infatti è l’Amore che vince sull’odio, è la luce che vince sul dolore, così che quando ricorrono i tanti Venerdì santi delle nostre vite, dobbiamo avere “la fede tenace di Maria per credere nella verità della Pasqua”.

Per sentirci in vera comunione con Cristo e con i luoghi della sua vita terrena, durante questo momento conclusivo abbiamo offerto i frutti del sacrificio del giorno di digiuno per destinarli in Terra Santa.

Foto Alessandro Albertini

Redazione: