“I cristiani non sono certamente le sole vittime della violenza omicida che c’è nel mondo ma non si può ignorare che in molti Paesi essi sono le vittime designate e più frequenti”: lo ha detto ieri padre Raniero Cantalamessa, durante la predica del Venerdì Santo nella Basilica di San Pietro, nella quale ha commentato il processo di Gesù di fronte a Pilato. “C’è stato qualcuno – ha osservato il predicatore della Casa pontificia – che ha avuto il coraggio di denunciare, da laico, la inquietante indifferenza delle istituzioni mondiali e dell’opinione pubblica di fronte a tutto ciò, ricordando a che cosa una tale indifferenza ha portato nel passato. Rischiamo di essere tutti, istituzioni e persone del mondo occidentale, dei Pilati che si lavano le mani”. “Quanti ‘Ecce homo’ nel mondo – ha detto -. Quanti prigionieri che si trovano nelle stesse condizioni di Gesù nel pretorio di Pilato: soli, ammanettati, torturati, in balia di militari rozzi e pieni di odio, che si abbandonano a ogni sorta di crudeltà fisica e psicologica, divertendosi a veder soffrire. L’esclamazione ‘Ecce homo’ non si applica solo alle vittime ma anche ai carnefici. Vuole dire: ecco di cosa è capace l’uomo! Con timore e tremore, diciamo pure: ecco di cosa siamo capaci noi uomini”.
“Il problema della violenza – ha sottolineato – ci assilla, ci scandalizza, oggi che essa ha inventato forme nuove e spaventose di crudeltà e barbarie. Noi cristiani reagiamo inorriditi all’idea che si possa uccidere in nome di Dio”. A chi obietta che anche la Bibbia è piena di storie di violenza, padre Cantalamessa ha replicato: “Il genuino pensiero di Dio è espresso dal comandamento ‘Non uccidere’ più che dalle eccezioni fatte ad esso nella Legge, che sono concessioni alla ‘durezza del cuore’ e dei costumi degli uomini”. Cristo, sul Calvario, “pronuncia un definitivo ‘No!’ alla violenza – ha precisato -, opponendo ad essa, non semplicemente la non violenza ma di più, il perdono, la mitezza e l’amore. Se ci sarà ancora violenza essa non potrà più, neppure remotamente, richiamarsi a Dio e ammantarsi della sua autorità.
Farlo significa far regredire l’idea di Dio a stadi primitivi e grossolani, superati dalla coscienza religiosa e civile dell’umanità”. “I veri martiri cristiani – ha concluso padre Cantalamessa, invitando a pregare per i fratelli di fede perseguitati – non muoiono con i pugni chiusi ma con le mani giunte”.
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