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Torino in attesa dell’Ostensione

Un vescovo senza cattedrale, nei giorni del Triduo pasquale. Accade a Torino, dove il Duomo è chiuso dal 21 gennaio scorso per preparare l’accoglienza ai pellegrini dell’Ostensione della Sindone (19 aprile – 24 giugno). Così ieri monsignor Cesare Nosiglia ha invitato giornalisti e fotografi a visitare il “cantiere” del Duomo, per annunciare che le celebrazioni del Triduo si svolgeranno altrove, nella chiesa di san Lorenzo in piazza Castello (Coena Domini, Venerdì Santo) e al Santo Volto, il nuovo complesso dove ha sede anche la Curia Arcivescovile (qui si terranno la Messa Crismale, la Veglia Pasquale e la celebrazione della Domenica). Dunque per Torino un Triduo molto inconsueto, caratterizzato da un clima di lavoro intenso e attesa per l’Ostensione.
L’incontro, infatti, è stata l’occasione per fare il punto sulla preparazione: si tratta di attrezzare l’interno della cattedrale per consentire lo scorrimento di centinaia di migliaia di persone, ma anche di predisporre tutti i servizi di accoglienza fino all’accesso all’area del Duomo. Così c’è un piano per i bus dei pellegrini (già annunciati oltre 12mila) e una minuziosa mappa per tutti i servizi collegati all’accoglienza, dalle chiese disponibili per Messe e confessioni fino alle mostre e iniziative culturali sparse un po’ in tutta la città. Ci sarà anche, per esempio, un’“edizione straordinaria” della Passione di Sordevolo, una sacra rappresentazione dove tutti gli abitanti di questo Comune del Biellese sono impegnati a recitare o organizzare il ricordo dei giorni decisivi che precedono la Pasqua.
Il cantiere del Duomo, come si vede nella foto di Eleonora Borinato, riguarda però soprattutto la preparazione della “macchina” che dovrà ospitare la Sindone; una teca lunga circa 5 metri entro cui si depositerà il Telo.
I visitatori già prenotati a oggi sono 892mila, altri si aggiungeranno durante l’Ostensione stessa anche se rimane molto difficile azzardare una previsione sul numero complessivo (nel 2010 si superarono i 2 milioni). Ieri mons. Nosiglia ha ricordato che la preoccupazione per la sicurezza non è motivo per fermare il pellegrinaggio a Torino, che rimane un “viaggio di pace”, e anzi un modo per testimoniare concretamente la volontà di respingere ogni logica di violenza.

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