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DIOCESI – Nel pomeriggio di mercoledì 17 dicembre, si è tenuta presso la sala polivalente della Caritas diocesana la Santa Messa per tutti i volontari e gli operatori Caritas, celebrata dal Vescovo Carlo.

Durante l’omelia il Vescovo ha messo in luce diversi aspetti del Vangelo della celebrazione, esattamente il primo capitolo di Matteo, quello sull’ascendenza di Gesù:”Il Vangelo di oggi è praticamente la “carta d’identità” di Gesù, vengono enunciati i suoi ascendenti; l’ascendenza di Gesù ci dice, prima di tutto, che Cristo è una figura storica perché ha antenati, quindi è reale.

Il fatto, poi, che ci sia Davide tra gli ascendenti ci dice che Gesù è di stirpe regale, in Lui si compiono tutte le profezie che erano state fatte dai profeti circa il Messia appartenente alla stirpe di Davide.
L’ultimo aspetto da mettere in evidenza in questa genealogia è la sorpresa con cui troviamo qualcosa che non ci aspetteremmo: viene nominata la madre di Salomone, cosa strana perché degli altri non vengono nominate le madri e perché non è proprio una donna encomiabile; questa sottolineatura ha a che fare con la missione di Gesù nel mondo: innanzitutto ci dice che il Vangelo non nasconde nulla, e poi che Gesù non disdegna di accogliere su di sé anche la povertà umana, perché con la moglie di Uria, madre di Salomone, siamo di fronte alla povertà umana, e quindi Gesù nella sua ascendenza prende sulle sue spalle anche le magagne del mondo. Gesù viene per salvarci dal male nel mondo assumendolo su di sé, non si lascia spaventare dal male ma entra dentro questo male. Infine c’è un’aspetto molto bello e cioè un’introduzione al mistero dell’incarnazione di Cristo nel versetto in cui scrive “Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo”, non dice Giuseppe che generò Gesù, e questo è il mistero dell’incarnazione; nella Bibbia quando non si nomina il soggetto dell’azione è perché Dio è il soggetto e sappiamo che il Suo nome non lo si pronunciava. Quindi Gesù persona reale in questa serie di generazioni dove ci sono uomini e donne peccatori, non disdegna di entrare nella povertà umana estrema; l’amore non disdegna mai la povertà perché guarda alle possibilità che possono essere generate, viene in mezzo a noi per far sì che, con il suo aiuto, da noi emerga il meglio della realtà umana.

Se Gesù non disdegna di entrare e di essere dentro, addirittura, il peccato di queste generazioni, ebbene anche noi non possiamo disdegnare di farlo, non per assimilarci a questo, ma per essere anche noi generatori, con Dio, di tutte le possibilità belle di cui siamo capaci. Amore non solo come legame ma anche come generativo di bene, amore non come un semplice dare ma come un generare qualcosa di buono. Il Natale è accogliere questo nella nostra vita, è fare di questo il progetto della nostra vita con Dio, perché la salvezza dell’umanità, che Lui è venuto a portare, sia regalata anche attraverso la nostra piccola, ma importante, partecipazione all’opera di Dio”.

Al termine della celebrazione il Vescovo ha ricordato a tutti gli operatori che sono la visibilità della carità della Chiesa nel mondo, e che se anche non riescono a fare tutto, l’importante è il modo con cui lo fanno, e ha fatto l’augurio di essere sempre, tutti insieme, trasparenza della carità della Chiesa che imita la carità di Cristo.

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