(foto Ugcc)

“Le parole di Papa Francesco sullo scambio di tutti per tutti, espresse durante la giornata della Pasqua secondo il calendario gregoriano, hanno lasciato un segno profondo nei cuori dei cristiani sia Ucraina che in Russia. Oggi, più che mai, non solo vogliamo ascoltare le parole e l’appello di Papa Francesco, ma vogliamo che le sue parole sullo scambio “tutti per tutti” diventino per noi un imperativo, un appello ad azioni concrete”. È quanto chiede il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina (Ugcc), Sviatoslav Shevchuk, in un messaggio diffuso oggi anche in Italia dal suo segretariato a Roma sullo scambio dei prigionieri secondo la formula del “tutti per tutti” proposta da Papa Francesco. “Sappiamo che, attualmente – dice Shevchuk – circa ottomila militari ucraini sono detenuti in Russia. E sono circa 1.600 civili a trovarsi in condizioni altrettanto infernali. Impegniamoci al massimo affinché, passo dopo passo, lo scambio “tutti per tutti” diventi una realtà pasquale”. Il capo della chiesa greco-cattolica ucraina chiede per domenica 5 maggio, giorno in cui le Chiese orientali celebrano la Pasqua sia in Ucraina che in Russia , di “compiere passi e azioni concrete per tendere la mano e offrire sostegno a tutti coloro che stanno vivendo torture e abusi nelle carceri russe”. E indica in particolare tre categorie di persone: le donne, gli operatori sanitari e il clero. “Mettiamo ogni sforzo possibile per ottenere la liberazione di tutte le donne militari prigioniere di guerra!”, afferma l’arcivescovo maggiore. “Rivolgo questo appello a tutte le organizzazioni femminili, sia religiose che civili, e a tutti coloro che hanno a cuore la dignità delle donne nel mondo contemporaneo, indipendentemente dalle proprie convinzioni ideologiche. Mettiamo ogni sforzo affinché la donna venga liberata dalla prigionia. Che sia detenuta in Ucraina o in Russia, adoperiamoci affinché, nel giorno di Pasqua, questa donna possa fare ritorno dalla sua famiglia, a casa sua”.

La seconda categoria di prigionieri da liberare sono i medici e gli infermieri. “Questi ultimi, in base al diritto internazionale – sottolinea Shevchuk -, non sono combattenti ma sono coloro che salvano vite umane. Rivolgo questo appello a tutte le organizzazioni mediche internazionali e alla comunità di “Medici Senza Frontiere”: facciamo tutto il possibile perché i medici vengano liberati dalla detenzione, possano riabbracciare le loro famiglie e riprendere il loro nobile compito professionale”. L’appello si conclude con la richiesta del rilascio dei sacerdoti: “Impieghiamo ogni sforzo affinché tutti i sacerdoti catturati possano ritornare nelle loro comunità e nelle loro chiese. Attualmente, sappiamo che sono 10 i sacerdoti, di varie Chiese e denominazioni, che sono attualmente prigionieri in Russia. Ma, possibile che, oggi, il mondo intero non riesca a far sì che i 10 sacerdoti possano cantare “Cristo è risorto” nelle loro chiese?”. Nel messaggio, Sua Beatitudine si rivolge anche ai fedeli della Chiesa ortodossa russa: “So che anche in Russia ci ascoltano. Questo appello di Papa Francesco ha trovato una risposta profonda anche nel cuore dei russi”. Questa settimana, a Kyiv, Shevchuk ha incontrato nella sua residenza i responsabili del Centro di coordinamento per il trattamento dei prigionieri di guerra, Dmytro Usov e Andrii Yusov. Durante l’incontro le parti hanno discusso anche della “detenzione illegale di civili da parte della Federazione Russa, in particolare di ministri della Chiesa” e dello scambio dei prigionieri di guerra secondo quanto auspicato da Papa Francesco.

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