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Papa Francesco “Vorrei andare in Iraq ma è rischioso”

Zenit, Luca Marcolivio

Sono stati in particolare l’Islam, la situazione mediorientale e l’ecumenismo, i temi al centro della conferenza stampa, tenuta da papa Francesco durante il volo di ritorno da Istanbul.

A conclusione della sua visita pastorale in Turchia, il Pontefice ha affrontato con i giornalisti temi scottanti a partire dal terrorismo, contro il quale serve un atteggiamento risoluto da parte di tutti i leader religiosi.

“Ho detto al presidente Erdogan: sarebbe bello che tutti i leader islamici, i leader politici, religiosi, accademici, condannino chiaramente il terrorismo e dicano che quello non è Islam”, ha confidato il Papa.

Il Corano, ha sottolineato il Santo Padre, è un libro di pace ma è necessario che i musulmani esprimano una “condanna mondiale” e dicano a chiare lettere che il terrorismo “non è il Corano”.

Parlando della sua visita alla Moschea Blu, Francesco ha detto: “È stato un momento di preghiera, sincera”, che egli ha rivolto “per la Turchia, per la pace, per il Muftì, per tutti, per me, che ne ho bisogno. Ho pregato davvero e ho pregato per la pace soprattutto: ‘Signore, finiamola di guerre’”.

Il Papa ha poi manifestato il suo desiderio di recarsi in Iraq, tuttavia, “per il momento non è possibile”. Un suo ipotetico viaggio in quel paese, ha spiegato, creerebbe “un problema abbastanza serio alle autorità di sicurezza. Ma mi piacerebbe tanto e lo voglio”, ha ribadito.

Altra meta desiderata dal Pontefice è Mosca: “Al patriarca di Mosca Kirill io ho fatto sapere, e lui era d’accordo, la voglia di trovarci. Tu mi chiami e io vado, gli ho detto. E lui anche ha la stessa voglia. Ma in questi ultimi tempi col problema della guerra e con tanti problemi che ci sono, l’incontro col Papa è passato in secondo piano”, ha detto.

Sempre in merito al discorso ecumenico, Francesco ha precisato che non si può pretendere che tutti i teologi si mettano d’accordo e che le chiese orientali hanno diritto d’esistere, ricordando anche che già San Giovanni Paolo II aveva dichiarato la sua disponibilità a mettere in discussione il primato del vescovo di Roma.

La Chiesa, ha aggiunto, rischia di creare divisioni quando pretende di essere portatrice di una luce propria, piuttosto che di brillare della luce riflessa di Cristo.

Una speranza concreta espressa dal Papa è quella che un giorno cattolici e ortodossi possano festeggiare la Pasqua nella stessa data.

“Poi c’è l’ecumenismo del sangue – ha proseguito -. Quando questi ammazzano i cristiani, il sangue si mischia. I nostri martiri stanno gridando: siamo uno. Questo è l’ecumenismo del sangue. Andare coraggiosamente su questo cammino, avanti, avanti. È una cosa forse che qualcuno non può capire”.

In merito allo scenario geopolitico internazionale, il Santo Padre ha riformulato l’espressione della “terza guerra mondiale a pezzi”, in cui incidono anche le cause economiche: si mette al centro, infatti, il dio denaro e non la persona umana, con conseguenze devastanti.

Secondo il Papa, chi ha venduto armi chimiche alla Siria era forse proprio chi l’accusava di possederle, mentre, per quanto riguarda le armi nucleari, ha affermato che l’umanità non ha ancora imparato la lezione.

Una domanda ha riguardato il recente Sinodo dei Vescovi, il quale, ha osservato Francesco è un percorso che si compie tutti insieme e non si può considerare in modo isolato l’opinione di una singola persona.

Inoltre il Sinodo, “non è un Parlamento, è uno spazio protetto perché possa parlare lo Spirito Santo. Anche la relazione finale non esaurisce il percorso”.

Il Santo Padre ha poi sostenuto l’opportunità che le discussioni sinodali rimangano riservate, affinché “lo Spirito Santo possa parlare”.

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