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Papa Francesco “Il Regno di Dio cresce nel silenzio di una casa dove si arriva a fine mese con mezzo euro…”

Zenit di Salvatore Cernuzio

Non dà spettacolo il Regno di Dio. Né attira l’attenzione o si lascia andare al “rumore” che tanto piace a questo mondo. Il Regno di Dio si rivela nel silenzio di una casa dove magari “si arriva a fine mese con mezzo euro soltanto”, o dove si cura un figlio malato o si hanno i nonni a carico. E dove si prega, sempre.

È in tutte queste situazioni di santità ‘anonima’, vissuta nella quotidianità, che Dio si fa presente: in mezzo, cioè, a persone che vivono con fede e perseveranza il proprio lavoro, i propri impegni in famiglia, nella parrocchia e nei luoghi di appartenenza. E non in quelle testimonianze plateali che tante volte sono più che altro una “caricatura del Regno di Dio”, come le ha definite il Papa nella sua omelia a Santa Marta.

“Mai il Signore dice che il Regno di Dio è uno spettacolo”, ha rimarcato infatti il Pontefice. Semmai è “una festa”, una grande e “bellissima” festa che si terrà in Cielo. Ed ben diverso allora dire “spettacolo”, anche se “la nostra debolezza umana” preferisce quest’ultimo.

Lo dimostra, ad esempio, la celebrazione delle nozze, alla quale – ha detto Francesco – “si presenta gente che piuttosto che a ricevere un Sacramento è venuta a fare lo spettacolo della moda, del farsi vedere, della vanità”. Questo contraddice il Regno di Dio, che invece – ha ribadito il Santo Padre – “è silenzioso, cresce dentro. Lo fa crescere lo Spirito Santo con la nostra disponibilità, nella nostra terra, che noi dobbiamo preparare”.

Il Regno di Dio è come un seme che piano piano, umilmente, nel buio sottoterra, fiorisce rigoglioso. Infatti, ha ricordato Bergoglio citando le parole di Gesù, anche per Esso arriverà un momento in cui si mostrerà con forza: “Il giorno che farà rumore, lo farà come la folgore, guizzando, che brilla da un capo all’altro del cielo. Così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno, il giorno che farà rumore”.

Tuttavia, Cristo stesso nel descrivere il suo ritorno nella gloria, aggiunge subito che “prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione”. Ciò – ha spiegato il Papa – significa che “anche la sofferenza, la croce, la croce quotidiana della vita – la croce del lavoro, della famiglia, di portare avanti bene le cose – questa piccola croce quotidiana è parte del Regno di Dio”.

Allora, ha concluso, “chiediamo al Signore la grazia di curare il regno di Dio che è dentro di noi”, attraverso “la preghiera, l’adorazione, il servizio della carità”. Perché a noi tocca lasciar fiorire questo piccolo sempre dentro il cuore, ma farlo “silenziosamente”, “senza vantarci”, lasciando “che lo Spirito venga, ci cambi l’anima e ci porti avanti nel silenzio, nella pace, nella quiete, nella vicinanza a Dio, agli altri, nell’adorazione a Dio”. Tutto “senza spettacoli”.

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